Sono passati 16 anni dalla morte di Karol Wojtyla, il Papa di tutti che ha cambiato il mondo.
Come tutti ricorderanno, il 16 Ottobre 1978 venne eletto Pontefice.
Difese con forza la dottrina cattolica, sviluppando, allo stesso tempo, il dialogo con le altre religioni (è stato il primo papa a entrare in una sinagoga e in una moschea).
Nato a Wadowice, in Polonia, nel 1920, e rimasto presto orfano di madre, Karol Wojtyla ha affrontato nella sua vita dapprima la guerra e l’occupazione nazista e in seguito il regime comunista.
Lavorò come operaio, scrisse poesie e opere teatrali e recitò come attore.
Fu ordinato sacerdote nel 1946 e insegnò per alcuni anni filosofia morale.
Nominato arcivescovo di Cracovia (1964) e poi creato cardinale (1967), partecipò al Concilio Vaticano II, affrontando soprattutto al tema della libertà religiosa, ostacolata nei regimi comunisti dell’Est europeo.
Riuscì a stabilire ben presto un legame diretto con le masse dei fedeli, specialmente con i giovani, anche grazie alla sua capacità di usare con intelligenza i nuovi mezzi di comunicazione per parlare a tutta l’umanità.
Il 13 Maggio 1981 subì un grave attentato in piazza S. Pietro a opera del turco Alì Agca.
Durante le giornate della gioventù e del grande giubileo del 2000, invitò i cattolici ad affermare con coraggio la propria identità, ma chiese anche perdono agli ebrei e ai seguaci di altre fedi religiose per le colpe commesse in passato dai cristiani.
Questo papa fu segnato, negli ultimi anni, da una importante sofferenza fisica e morì il 2 Aprile 2005.
I suoi funerali furono seguiti con grande partecipazione in tutto il mondo, anche da uomini che non condividevano la fede cristiana, ma che ne apprezzavano il coraggio e la perseveranza.
Nella sua prima enciclica, intitolata “Redemptor hominis” (“Il redentore dell’uomo”, 1979), ribadì con forza che i veri valori umani sono riassunti nella figura di Cristo, “centro del cosmo e della storia”, il quale con la sua incarnazione “si è unito in un certo senso a ogni uomo”.
Giovanni Paolo II favorì il dialogo con gli esponenti delle altre religioni: il 13 Aprile 1986 visitò la sinagoga di Roma e il 27 Ottobre dello stesso anno organizzò un incontro di preghiera comune ad Assisi, insieme a ebrei, musulmani, induisti e buddisti.
Incoraggiò chi lottava per il riconoscimento della dignità umana e per la pace, e si oppose alle due guerre in Iraq, nel 1991 e nel 2003.
Difese con forza i valori della vita e della famiglia, condannando l’aborto, l’eutanasia, la tortura e le violazioni dei diritti dell’uomo da parte dei regimi totalitari.
Nelle sue encicliche sociali ha riaffermato la dignità del lavoro e il diritto delle nazioni povere a partecipare in modo equo alla distribuzione delle ricchezze della Terra e a sviluppare la propria cultura.
Ha condannato l’uso delle armi per risolvere i problemi internazionali, guadagnandosi grande stima anche tra i non credenti.
Nel 1992 approvò il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, che riassume i principi religiosi e morali del cristianesimo, tenendo conto delle nuove esigenze espresse dal Concilio Vaticano II.
Con l’enciclica “Mulieris dignitatem” (“Sulla dignità della donna”, 1988), si è rivolto alle donne dei nostri tempi, che desiderano essere protagoniste della storia, condannando ogni forma di sfruttamento e di emarginazione e ricordando loro che la vera liberazione consiste nel mettersi al servizio di Cristo.
Un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile, con un inusuale modo di fare e di comunicare, utile a diffondere il suo messaggio di fede a più credenti possibile.