Il giornalista Biagio Maimone, originario di Maratea ha rivolto, qualche mese fa, un appello, accorato e vibrante di tenerezza e poesia, alla Direttrice dell’Unesco Audrey Azoulay, affinchè destini allla Città di Maratea, che egli definisce “La Cittadella verde”, il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Ha scritto nella lettera:
“Il verde ed il mare di Maratea sono l’espressione più elevata dello splendore primigenio ed incontaminato della natura, custodita con cura amorevole dai suoi cittadini.
Le chiare acque sia del mare, sia dei ruscelli e dei mille rivoli che si aprono nelle pareti rocciose delle contrade e le alti e verdi montagne fanno di Maratea uno scorcio di paradiso.
Primeggia la cultura del verde e del suo rispetto, sicuramente proveniente dalla tradizione di una piccola città colma di storia, che ha 44 Chiese, che la rendono orgogliosa di custodire la propria religiosità, espressasi, con orgoglio e tenerezza, finanche nella cura della natura”.
Biagio Maimone ritiene doveroso estendere la richiesta di Patrimonio Mondiale dell’Umanità all’intera Regione Basilicata, che considera ricca in quanto ricca di petrolio, gas naturale, acqua e, allo stesso tempo, di natura, di tradizione, cultura e bellezza paesaggistica.
Specifica in una nota:
“Abbandonata, trascurata, sconosciuta, tuttavia possiede un suo fascino particolare, che si manifesta nei suoi paesaggi, nelle infinite chiese, nei piccoli borghi, nelle meravigliose vallate incontaminate, in cui abitano contadini dediti al pascolo, da cui traggono sostegno ed economia.
La storia e la tradizione della Basilicata sono poco note, per essere una regione in cui regna il silenzio, che la rende una terra che tace la propria ricchezza.
Canterina ed allegra per quanto attiene le sue vallate percorse da ruscelli veloci e borbottanti la melodia della natura, che mai sembra appassire, ma sempre rifulgere di luce e verde non sfiorato dal passare delle stagioni.
Potrebbe rendere molto sul piano turistico ed anche economico per le sue energie non utilizzate e potrebbe diventare il motore trainante dell’intero Sud Italia ed anche dell’intera nazione italiana.
Occorre tenere in considerazione anche il patrimonio costituito dalle sue acque abbandonati, che sicuramente non saranno soggette a siccità proprio in quanto incastonate dentro vallate rigogliose e tali da proteggere il loro fluire veloce e fulgido.
Potrebbe tale patrimonio acquatico costituire un ottimo serbatoio per quelle zone, sia del Sud, sia del Nord, che incominciano a conoscere la siccità per la loro conformazione naturalistica.
La conformazione naturalistica della regione Basilicata, invece, è tale da rendere ottimizzabile il patrimonio delle acque e del verde. La cultura green della regione deve essere valorizzata per porla a disposizione di altre regioni che possono subire i danni causati dal deterioramento dell’ecosistema.
E che dire del turismo?
Città come Matera, Maratea definita perla del Tirreno, Melfi, Venosa, Potenza, Lauria, Lagonegro, Rionero in Vulture sono mete turistiche, così come lo sono Metaponto e la costa ionica.
Parte dei fondi del Recovery Fund, in Basilicata, dovrebbero essere utilizzati per creare strade, infrastrutture, collegamenti, al fine di renderla facilmente accessibile e poter incentivare quel turismo che apprezza la natura ed i paesaggi incontaminati, che appartengono alla Basilicata, la cui bellezza è sconosciuta agli amanti della natura.
Bisogna investire per far vivere una nuova forma di turismo, tale in quanto meta che consente di godere della purezza delle acque, della natura, delle vallate, degli alberi sempre verdi, che sono mezzi green per rigenerare il corpo e lo spirito in un universo sempre più inquinato e, perciò, ammalato.
Occorre far scoprire agli italiani e ai turisti del mondo intero la Basilicata, che, per le sue doti naturali ed ambientali, si distingue da ogni altra regione italiana.
La Basilicata rappresenta, una regione su cui investire per far vivere il bello, il buono, il salutare, il verde della natura bucolica, al fine di creare un turismo alternativo ad altre forme di turismo, più caotiche e frenetiche, meno attente alla salute dei turisti”.