“I nuovi risultati del 7° Censimento generale dell’Agricoltura diffusi in questi giorni dall’Istat, in particolare sulla presenza dei giovani, consentono elementi di valutazione per noi importanti in vista degli impegni che ci attendono per la programmazione del PSR dei prossimi cinque anni”.
E’ quanto afferma l’assessore alle Politiche Agricole, Forestali, Alimentari Francesco Cupparo riferendo che:
“le aziende con capoazienda di età fino a 40 anni censite dall’Istat nella nostra regione ammontano a 3.436 con poco più di 78mila ettari di superfice agricola utile in totale.
Il numero è una buona base di ripartenza per assicurare il ricambio generazionale in agricoltura specie se il raffronto è con altre regioni come Toscana ed Emilia da cui ci distanziano un migliaio di aziende under 40 in meno.
Quanto al titolo di possesso di terreni, sempre delle aziende con titolari sino a 40 anni, 1.789 con terreni di proprietà, 1.631 con terreni in affitto.
Il censimento Istat rileva anche la propensione dei giovani imprenditori agricoli lucani verso un modello gestionale più moderno rispetto al passato per una serie di attività connesse, tra le quali l’agriturismo, la trasformazione diretta dei prodotti, l’agricoltura sociale, la fattoria didattica e la produzione di energia rinnovabile solare.
Inoltre, il capo azienda giovane ha un titolo di studio più elevato della media (solo uno su cinque non va oltre la licenza elementare, rispetto ai tre su cinque tra i capo azienda over 40) e frequenta corsi di aggiornamento (il 46,5% ha frequentato almeno un corso di formazione; fra gli over 40 il 27,2%).
Le indicazioni che raccogliamo riguardano le caratteristiche innovative: le imprese agricole giovani sono più digitalizzate, multifunzionali e competitive ma ancora troppo poche per tenere il passo con un settore che offre invece molte potenzialità.
In generale ci sono aziende agricole di piccole dimensioni, meno terreni di proprietà, più multifunzionalità; ma anche maggiori difficoltà nei processi di innovazione rispetto agli altri settori economici: ritardo nella digitalizzazione, inadeguata formazione professionale del capo azienda, forti discrepanze territoriali.
Sono indicazioni che ci servono a proseguire l’impegno ad intercettare la volontà dei giovani a restare nel proprio paese e a dedicarsi all’agricoltura, volontà che dobbiamo incentivare con sostegni ed aiuti.
Ricordo in proposito che attraverso i quattro bandi ‘Aiuto all’avviamento di imprese per i giovani agricoltori’ della Programmazione 2014-2022 abbiamo costituito in totale 887 imprese giovanili.
Certamente il contributo forfettario di 70 mila euro per le aziende ricadenti in aree montane e di 60 mila euro per quelle ricadenti in aree diverse è stata una buona motivazione ma non l’unica.
Si pensi che il numero complessivo di nuove aziende giovanili costituisce l’equivalente occupazione di una grande fabbrica, a riprova che il ricambio generazionale in agricoltura può dare buoni risultati”.