È stata uccisa a fucilate in Sicilia un giovane esemplare femmina di avvoltoio capovaccaio, chiamata Clara: lo scorso 3 Settembre era stata liberata a Matera perché potesse migrare in Africa.
Lo denuncia il Cerm (Centro rapaci minacciati) in un post su Facebook, nel quale pubblica anche le foto del volatile impallinato.
L’episodio si è verificato tre giorni fa: il piccolo volatile, che volava con un altro capovaccaio, è stato ritrovato ieri grazie al gps/gsm con il quale veniva monitorato.
L’operazione è stata condotta dai Carabinieri.
L’istituto zooprofilattico siciliano ha poi accertato, tramite una radiografia sulla carcassa, che il volatile era stato colpito da sette pallini.
Ecco la nota del Cerm:
“Nell’ambito del Progetto LIFE Natura Egyptian Vulture finalizzato alla conservazione del Capovaccaio e avviato da circa un anno coinvolgendo Italia e Isole Canarie, nello scorso mese di agosto sono state rilasciate con la tecnica dell’hacking nel Parco Regionale della Murgia Materana 2 giovani femmine di questa specie nate nel più grande centro europeo di riproduzione in cattività e gestito dall’Associazione CERM (Centro Rapaci Minacciati).
Il progetto, coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e con la collaborazione di diversi Enti tra cui la Regione Basilicata e l’Ente Parco della Murgia Materana, mira a sostenere e dare un futuro alla esigua popolazione della specie, ridotta ormai a poco più di 10 coppie in tutta Italia.
Il 9 agosto sono arrivate in Basilicata direttamente dal CERM le due giovani Bianca e Clara e sono state temporaneamente accolte ed ospitate presso le voliere del CRAS materano al fine di consentire il riposo dopo un lungo viaggio in macchina dalla Toscana a cura dell’ISPRA e con l’assistenza del direttore del CERM Guido Ceccolini e predisporre l’area destinata al loro ambientamento e rilascio nel Parco della Murgia materana.
Dopo 22 giorni di permanenza nell’area di rilascio durante i quali sono state quotidianamente seguite a distanza, sorvegliate con telecamere e alimentate con un apposito carnaio grazie al supporto di un team di esperti e volontari, il 3 settembre le due giovani hanno istintivamente ed autonomamente intrapreso la migrazione verso l’Africa giungendo dopo un percorso perfetto in Sicilia occidentale da dove avrebbero dovuto fare il passo più difficile attraversando il mare aperto per raggiungere la Tunisia.
Il 9 settembre nell’area del Trapanese, non lontano da Mazara del Vallo, un colpo di fucile ha barbaramente stroncato la vita di Clara mettendo fine ad un ambizioso obiettivo di tutela e conservazione della specie che avrebbe consentito di avere nei prossimi anni altri potenziali riproduttori capaci di rafforzare l’esigua popolazione italiana concentrata ormai solo in Basilicata e Sicilia.
Grazie ai dati del trasmettitore GPS/GSM con cui le due giovani erano state equipaggiate prima del rilascio è stato possibile scoprire e denunciare questo grave atto di bracconaggio e consentirne il recupero del corpo grazie alla segnalazione e al successivo intervento dei Carabinieri del Servizio CITES della Sicilia che l’hanno prontamente conferita presso l’Istituto Zooprofilattico della Sicilia per le analisi necroscopiche permettendo così di evidenziare la presenza di 7 pallini nel corpo”.
Matteo Visceglia, responsabile CERM della Basilicata, che ha partecipato attivamente alle varie operazioni di rilascio e di gestione degli interventi sul campo, non nasconde il suo sdegno per quanto accaduto:
“Si tratta di un gravissimo atto di bracconaggio ai danni di una specie in via di estinzione in Italia, superprotetta sulla carta ma che gode purtroppo ancora di scarsa attenzione come evidenziano anche tali episodi.
La morte di questo giovane capovaccaio ci dimostra come una delle cause della difficile ripresa della specie in Italia è dovuta a fattori quasi esclusivamente antropici.
Oltre al bracconaggio nelle aree più critiche come la Sicilia occidentale e lo stesso Stretto di Messina vi sono elevati rischi di folgorazione sulle linee elettriche più pericolose e di impatto contro pale eoliche, ormai diffusissime proprio nelle aree del Sud.
Come il Capovaccaio anche altre specie stanno subendo duri contraccolpi per la continua avanzata degli impianti eolici e della diffusa rete di linee elettriche quasi completamente prive di sicurezza rispetto ai rischi di folgorazione a danno dei rapaci e degli altri grandi volatori come le cicogne.
In Basilicata da tempo monitoriamo la specie allo scopo di valutarne lo status con il passare degli anni.
Da circa 30 anni abbiamo constatato che il numero di coppie presenti non ha mai subito alcun incremento nonostante la nascita e l’involo di decine di giovani dai 2 siti riproduttivi noti.
Questo dato purtroppo va interpretato come un segnale di allarme per gli elevati rischi a cui sono esposti i giovani soprattutto nel loro primo anno, quando devono superare territori pieni di linee elettriche, impianti eolici, bocconi avvelenati e zone di passaggio migratorio occupate da bracconieri che sparano a qualunque cosa si muove con gravi ripercussioni sulla biodiversità”.
Di seguito la foto di Clara uccisa da 7 fucilate.