Massimo D’Alema è da qualche tempo molto vicino a Giuseppe Conte.
A dirlo è lui stesso in un’intervista rilasciata a Repubblica nella quale consiglia al Partito Democratico di tornare al dialogo con il Movimento 5 Stelle per battere il centrodestra.
Anche perché, secondo il suo ragionamento, il centrosinistra (sommando quelli del M5s) ha preso più voti della destra:
“Un milione e 600 mila, per l’esattezza.
La destra ha preso dodici milioni di voti, gli stessi del 2018.
Noi nel 2006 ne prendemmo 19 milioni.
Semplicemente la destra ha saputo interpretare la legge elettorale voluta dal Pd, fondata sulle coalizioni elettorali”.
A questo bisogna ovviare con una nuova alleanza, anche se Conte ha fatto cadere Draghi:
“A parte il fatto che Meloni ha fatto l’opposizione a Draghi, e non mi pare che questo l’abbia danneggiata elettoralmente, né ha impedito a diversi ministri di Draghi di schierarsi con lei.
Conte non aveva tutti i torti a sollevare i problemi che sollevò, ma anche considerando quel passo un errore non credo che avrebbe dovuto impedire a partiti che avevano governato insieme, e bene, di allearsi”.
D’Alema dice che non è il consigliere di nessuno e che sente attualmente esponenti di Articolo 1, del Pd e anche del M5s mentre sull’ex Avvocato del Popolo fa sapere:
“Che fosse il punto di riferimento dei progressisti l’ha detto l’ex segretario del Pd (Zingaretti, ndr), non certo io”.
Secondo lui un nuovo partito unitario non è necessario con questa legge elettorale.
Mentre il M5s “è votato dagli operai e dalle persone in difficoltà economica molto più del Pd.
Una parte dei progressisti ha scelto Conte“.
Per questo adesso bisogna “ricostruire un dialogo e una prospettiva, se ne discute anche nel Pd.
E va creato un rapporto unitario tra le forze politiche, del resto il Pd aveva investito molte risorse per fare entrare l’M5S nell’alveo del centrosinistra”.