Oggi moriva Carlo Levi, una delle personalità più illustri del Novecento.
Carlo Levi nacque a Torino il 29 Novembre del 1902 e morì a Roma il 4 Gennaio del 1975, ma fu lucano di adozione.
Si laureò in medicina, ma nutrì svariati interessi culturali, dalla pittura (nel 1929 fece parte del gruppo dei pittori di Torino), alla letteratura.
Nel 1931 aderì al movimento Giustizia e libertà dei fratelli Rosselli.
Venne arrestato per attività antifascista nel 1934.
Dopo un secondo arresto, nel 1935 Levi fu confinato in Lucania, nel paese di Aliano (MT).
Qui venne a contatto con la realtà del Mezzogiorno d’Italia, a lui del tutto sconosciuta.
Qui ambientò il suo romanzo più noto, Cristo si è fermato a Eboli (scritto durante la guerra e pubblicato nel 1945).
Ecco un passo tratto da questa celebre opera:
“Cristo è sceso nell’inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell’eternità.
Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso.
Cristo si è fermato a Eboli”.
In “Cristo si è fermato a Eboli” Levi decise di denunciare le condizioni di vita disumane di quella popolazione contadina, dimenticata dalle istituzioni dello Stato, alle quali “neppure la parola di Cristo sembra essere mai giunta”.
La risonanza che ebbe il romanzo mise in ombra la sua attività di pittore, la cui arte, tuttavia, fu influenzata dal suo soggiorno in Basilicata (sotto il fascismo chiamata Lucania), diventando più rigorosa ed essenziale e fondendo la lezione di Modigliani con un sobrio, personale realismo.
Nel 1979, il romanzo fu adattato per il cinema e la televisione da Gillo Pontecorvo e Francesco Rosi: il ruolo di Carlo Levi fu interpretato dall’attore Gian Maria Volonté.
Nel 1936, il regime fascista, sull’onda dell’entusiasmo collettivo per la conquista etiopica, gli concesse la grazia e lo scrittore si trasferì per alcuni anni in Francia, dove continuò la sua attività politica.
Prese parte alla Resistenza dopo la Liberazione e mantenne le sue numerose collaborazioni giornalistiche; nel 1950 pubblicò “L’orologio” e nel 1955 “Le parole sono pietre”, una raccolta di reportages.
Non interruppe, intanto, la sua notevolissima attività di pittore neorealista (nel 1954 espose in una sala alla Biennale di Venezia).
Nel 1964, raccolse nel volume “Tutto il miele è finito” le esperienze nate da una permanenza in Sardegna.
Nel 1963 e nel 1968, venne eletto al Senato come indipendente nelle file del Pci.
La salma dello scrittore torinese riposa nel cimitero di Aliano, dove volle essere sepolto per mantenere la promessa di tornare, fatta agli abitanti lasciando il paese.
In realtà, Levi tornò più volte in terra di Basilicata nel secondo dopoguerra.
Ne sono testimonianza, le numerose foto custodite nella pinacoteca dedicatagli presso il comune di Aliano, che lo ritraggono, in varie località della provincia di Matera, assieme ai suoi amici e ai protagonisti del suo libro più famoso.
Ad Aliano è stato realizzato il Parco letterario Carlo Levi per promuovere numerose iniziative legate alla memoria dello scrittore e pittore torinese, come i viaggi sentimentali nei luoghi legati al confino o giornate di degustazione di prodotti tipici.
Inoltre, ogni anno, sempre ad Aliano si svolge il Premio letterario nazionale Carlo Levi.