Nel corso dell’anno scolastico 2021-2022, il garante dell’infanzia e dell’adolescenza ha promosso un’indagine social nei plessi scolastici della regione Basilicata.
L’indagine si è svolta in collaborazione con la sociologa e criminologa dott.ssa Myriam Russo ed il sociologo del SER.D dott. Giulio Pica.
Diverse sono state le presentazioni dell’indagine svolta che è possibile leggere attraverso l’uscita del libro “Social, giovani e pandemia”.
Come già esposta diverse volte, l’indagine vuole esporre chiaramente ciò che si cela dietro il silenzio apparente di ogni alunno.
Diverse sono state le problematiche esposte dai ragazzi, ma sicuramente il dato che più evidenzia le fragilità tra i ragazzi della Basilicata è quello del bullismo, cyberbullismo e del costante uso inconsapevole del web.
Tra i dati, abbiamo: il 65% degli studenti dai 10 ai 14 anni che subiscono atti di bullismo a scuola, ed il 40% di studenti che invece subisce questi atti violenti al di fuori delle mura scolastiche.
Mentre per i ragazzi più grandi, con età compresa tra i 14 ai 18 anni, il 30% afferma di avere problemi di bullismo in classe ed il 36%, invece, al di fuori.
Il problema dell’utilizzo dei social è diventato sempre più presente per la nuova generazione, difatti, nel corso del tempo, il termine “bullismo” ha cambiato la radice del nome in cyberbullismo.
Per cyberbullismo, si intende un’azione intenzionale che si attua in rete.
È caratterizzato dal fattore dell’anonimato, dalla rapida diffusione e dalla permanenza del tempo di un qualsiasi contenuto che gira in rete.
Sicuramente tutto ciò è dovuto dalla mancanza di esperienza dei giovani oggi in rapporto con un dispositivo elettronico.
Parliamo di giovani, che utilizzo un device personale intorno agli 8 anni.
Difatti, secondo gli ultimi dati emersi, i genitori intrattengono i propri figli con i device per il 60%, mentre, l’accrescere della percentuale si ha già con minori di età compresa dai 4 ai 9 anni, in cui l’88% dichiara di intrattenere i bambini con telefoni, tablet, pc ed altre apparecchiature informatiche.
L’uso frequente e sbagliato di internet ha portato le nuove generazioni ha rapportarsi con nuove fragilità e rischi, come ad esempio;
- chattare con persone sconosciute e di conseguenza, incontrarle;
- adescamento minorile;
- pedofilia;
- pedopornografia online;
- cyberbullismo;
- cyberstalking;
- phishing.
I minori iper-connessi, come ribadito più volte nel testo, potrebbero incorrere in danni dovuti dalla mancanza di sonno (in quanto l’uso notturno del cellulare, secondo una ricerca condotta dal Brigham and Women Hospital di Boston, Massachusetts, confonde i nostri meccanismi neurofisiologici, in quanto si percepisce la luce come stimolo a rimanere svegli, anche se si tratta di luce artificiale).
Di conseguenza, come citato anche in “Social, giovani e pandemia”, l’uso frequente del cellulare di notte causa problemi legati all’insonnia e nei casi più gravi anche la privatizzazione del sonno.
La stanchezza, dovuta alla cattiva qualità del sonno rendono più instabile e altalenante l’umore, aumentano il nervosismo, stati d’ansia, depressione e difficoltà nell’apprendimento.
Infatti, tra i dati emersi nella nostra indagine sociale, il 22% tra i ragazzi con età compresa dai 14 ai 18 anni soffre di attacchi di panico e disturbi d’ansia ed il 15% afferma di avere problemi con lo studio e l’apprendimento.
Secondo diverse pubblicazioni inerenti a tali tematiche, il rapporto social-adolescente, soprattutto a seguito della pandemia, come ribadito più volte nella nostra indagine, sempre più giovani preferiscono vivere online piuttosto che fare esperienza nella vita reale, portando gli adolescenti al famoso fenomeno dell’hikikomori.
Infatti, nella pubblicazione realizzata, l’uso del web ha portato i giovani di oggi ad un frequente stato di solitudine; infatti, il dato che emerge all’interno del libro “Social, giovani e pandemia” è che il 50% di studenti che si sentono esclusi dal contesto sociale in cui vivono, in quanto si trascorre molto più tempo divisi dal muro della tecnologia, causando anche disturbi dell’apprendimento: difatti, nella nostra indagine, il 15% dei ragazzi dai 14 ai 18 anni conferma questo disagio.
I social hanno portato negli adolescenti, ma soprattutto nelle donne, una poca accettazione di sé, del proprio corpo, con un dato del 15% per i giovani dai 10 ai 14 anni ed il 10% per gli studenti di età compresi dai 14 ai 18 anni.
“Social, giovani e pandemia” è in perfetta linea con alcune testate emerse di recente sull’utilizzo sconsiderato del web, la nostra indagine in Basilicata rappresenta fedelmente ciò che purtroppo è manifestato dagli adolescenti anche in altre parti d’Italia e su base nazionale.
Nel libro emergono numerose congruenze in rapporto alle altre indagini nazionali emerse di recente sul rapporto con i social, per tale ragione riteniamo che sia fondamentale, oggi, costituire una rete d’intervento con altre istituzioni come, ad esempio, la polizia postale per garantire al minore più sicurezza possibile all’interno del mondo social.