“Saranno portati ai Laboratori del Gran Sasso i frammenti del meteorite di San Valentino caduto su un balcone a Matera“.
A darne notizia è Daniele Gardiol, astronomo Inaf di Torino e coordinatore nazionale della rete Prisma, la Prima Rete Italiana per lo Studio delle Meteore e dell’Atmosfera dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Ora servirà circa un anno per poter comprendere cosa nascondono questi frammenti del bolide di San Valentino, poi i ricercatori hanno già anticipato che sarà battezzato “Matera”, in onore della città dei Sassi che tanto ha fatto per agevolarne il recupero e la perfetta conservazione.
Ricostruiamo brevemente i fatti:
Lo scorso 14 febbraio verso le sette di sera, un bolide luminoso era stato osservato da numerosi testimoni solcare il cielo della Puglia e della Basilicata, fra i quali tre “occhi” elettronici delle camere di Castellana Grotte, Tricase e Vasto appartenenti alla rete Prisma, un network di una sessantina di camere sparse sul territorio italiano.
Un progetto coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF)
Grazie a queste informazioni, già nel pomeriggio di mercoledì 15 febbraio era stato possibile tracciare lo strewn field, cioè l’area di possibile caduta al suolo di frammenti del corpo celeste progenitore.
“Cercare a Nord di Matera”, avevano indicato gli esperti di Prisma.
Subito era scattato l’avviso ai mezzi di comunicazione e alla popolazione locale ed ecco che lo stesso giorno, sul balcone dell’abitazione dei genitori di Gianfranco e Pino Losignore, fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci (periferia nord del capoluogo della Basilicata), alcuni sassi hanno attirato l’attenzione dei due fratelli.
Anche perché gli anziani genitori avevano udito un forte botto la sera precedente proveniente dall’esterno.
Finora sono stati recuperati 12 frammenti principali e decine di frammenti più piccoli.
La meteorite, secondo i calcoli di Prisma, è caduta con una velocità di circa 300 km/h e in effetti nell’impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro dell’abitazione.
I frammenti sono stati consegnati sabato 18 febbraio, nelle mani del dottor Carmelo Falco, rappresentante del Project Office della rete Prisma e associato Inaf, subito accorso in loco per coordinare le ricerche.
Che adesso continueranno con nuovo vigore, irrobustito dal ritrovamento, alla ricerca di altri eventuali campioni sopravvissuti all’attraversamento dell’atmosfera.
Nel mentre, il materiale già recuperato verrà presto sottoposto ad analisi particolareggiate per determinare composizione chimica, mineralogia e caratteristiche petrografiche utili alla classificazione della meteorite appena ritrovata.
Le meteoriti, hanno attraversato quasi inalterate i circa 4,5 miliardi di anni dalla formazione del nostro Sistema Solare e ritrovarne una appena caduta come quella rinvenuta a Matera aiuta moltissimo gli scienziati a ricostruire le tappe che hanno portato alla formazione dei pianeti, Terra compresa”.