“Tra le ipotesi al vaglio del governo Meloni in materia di riforma fiscale c’è anche quella di azzerare l’Iva su alcuni beni alimentari e ridurla su diversi altri”.
È quanto si apprende da quifinanza che precisa:
“A confermarlo è stato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo a margine della presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate alla Camera, sottolineando che molto probabilmente il piano sarà discusso durante il prossimo Consiglio dei ministri”.
Atteso un ‘riordino’ della normativa Iva
Ad anticipare le intenzioni dell’esecutivo era già stata la sottosegretaria al ministero dell’Economia Sandra Savino.
Durante un’interrogazione di Fratelli d’Italia alla Commissione Finanze alla Camera aveva dichiarato che ‘la nuova legge delega di riforma prevedrà il riordino della normativa Iva nazionale’.
L’obiettivo sarebbe quello di garantire un ‘pieno allineamento’ tra la direttiva italiana e quella dell’Unione europea, ma non solo.
Il governo vorrebbe ‘razionalizzare e semplificare la disciplina dell’imposta nell’ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente’.
Da qui la volontà di ridefinire le ipotesi di esenzioni Iva, nei limiti imposti dalle norme.
Il piano del governo sull’Iva
Stando a quanto dichiarato da Leo e Savino, l’idea del governo è quella di sottrarre alcuni beni di prima necessità al pagamento dell’Iva.
Il viceministro dell’Economia ha citato l’introduzione di un ‘meccanismo di esenzione’ simile a quello già sperimentato per i vaccini contro il Covid.
Nel dettaglio, il programma attualmente in fase di elaborazione porterebbe ad azzerare l’imposta sul valore aggiunto ad alimenti essenziali come pane e pasta (attualmente al 4%) e di abbassarla dal 5% per i prodotti che attualmente stanno al 10%, come per esempio carne e pesce.
l costo dell’operazione, secondo le stime, si aggirerebbe tra i 4 e i 6 miliardi di euro.
Ad oggi gli unici prodotti che hanno un’Iva ridotta sono quelli relativi alla prima infanzia (pannolini, biberon, latte in polvere o seggiolini) e all’igiene, come gli assorbenti.
Le altre novità sulle aliquote
La riforma fiscale sarà comunque di ampio raggio.
La sottosegretaria Savino ha spiegato che ‘i criteri direttivi della delega dovrebbero consentire la semplificazione di alcuni istituti dell’Iva, quali la detrazione e i rimborsi, in modo che gli stessi risultino più accessibili ai contribuenti’.
Ciò significa che i crediti Iva potrebbero essere pagati più rapidamente.
Per quanto riguarda le aliquote fiscali, il disegno di riforma prevede la riduzione da 4 a 3.
Tuttavia nella delega non saranno indicati né il livello né gli scaglioni di reddito.
Secondo le ipotesi in circolazione, la prima fascia potrebbe essere tra il 23% e il 25%, la seconda al 33% e la terza al 43%.
Dato il mancato taglio del cuneo contributivo, il governo vorrebbe dare un segnale forte al lavoro dipendente.
La riforma fiscale dovrebbe portare anche a una nuova Ires a due aliquote, almeno stando a quanto si evince dalle slide preparate dal Mef.
Il fine è superare gradualmente l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, con priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti, attraverso l’introduzione di una sovraimposta con base imponibile corrispondente a quella Ires”.