Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del Segretario Provinciale Confsal, Marco Bigherati:
“La sanità lucana vive un periodo molto difficile per cui è indispensabile agire con urgenza per sviluppare insieme ai professionisti sanitari, alla politca, ai sindacati e associazioni dei cittadini una nuova riforma altrimenti si rischia la paralisi.
Il Sistema Sanitario è in crisi e sta affondando, sul fronte dell’assistenza socio sanitaria la Basilicata è diciannovesima per spesa in interventi e servizi pro capite (57 euro contro i 152 della media nazionale).
Il 10% della popolazione sarà costretta a rinunciare o rinviare le cure per mancanza di possibilità economiche.
Il tema delle liste d’attesa risulta uno dei punti di maggiore attenzione e di interesse con il quale si misura il grado di efficienza del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, non solo per il significato che assume nel rapporto con il cittadino-paziente, ma soprattutto perché, letto come tempestività delle cure, rappresenta una dei più importanti indici della qualità per le prestazioni sanitarie, con una inevitabile e rilevante ricaduta sull’efficacia delle cure.
La Rete ospedaliera, liste d’attesa, tuttavia, non sembrano costituire la sola criticità.
Si dovrà riorganizzare anche la rete del territorio in virtù dell’approvazione, da parte della giunta regionale, del Piano Operativo Territoriale inteso come programmazione dell’assistenza sanitaria territoriale.
La soluzione è una sola, spendere meglio le risorse di cui la Regione dispone, non certamente spendendo meno.
Prima cosa da fare: eliminare gli sprechi.
Sprechi dovuti ad acquisti a costi eccessivi, sotto-utilizzo delle strutture e delle attrezzature, utilizzo eccessivo agli esami diagnostici e, soprattutto, abuso dei ricoveri ospedalieri impropri.
Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante poiché il 50% dei ricoveri per acuti in Italia riguardano persone con più di 60 anni e questi assorbono e superano il 60 % della spesa.
La ragione è,ovviamente, che questa fascia di popolazione è più fragile sia per ragioni anagrafiche sia perché spesso gli ultrasessantenni si trovano a non avere un’adeguata assistenza familiare ma incide, in modo determinante, anche il fatto che troppo spesso sul territorio manca un’assistenza mirata e continuativa per cui le persone sono quasi obbligate a ricoverarsi in ospedale.
Le fasce di età più avanzate, sono caratterizzate non solo dai ricoveri, sempre per acuti, propri, ma anche da quelli che non dovrebbero esserci e che dovrebbero trovare il loro luogo d’elezione sul territorio.
Un’analisi delle tipologie di ricovero si ottiene attraverso le Sdo utili a comprendere le varie tipologie di ricovero, come i ricoveri per le sindromi influenzali degli ultrasessantacinquenni in continuo aumento, i ricoveri per le fratture del femore, con maggior incidenza negli anziani che, secondo regole di buona organizzazione dovrebbero avere una degenza massima di due giorni, invece si registrano, sempre attraverso le Sdo, una degenza media complessiva che supera gli undici/dodici giorni.
L’invecchiamento della popolazione porta ad una crescita quasi esponenziale di malati lungodegenti che, in mancanza di strutture accreditate, occupano, almeno in parte, i posti ospedalieri in una percentuale superiore a quanto necessario per la cura della fase acuta della malattia.
Gli andamenti demografici non consolano.
Inevitabile, per questa parte della popolazione, gli aumenti del bisogno di cure a lungo termine.
La questione non è di poco conto dato il costo di un posto letto in ospedale che è di circa 500-800 euro al giorno, mentre un posto letto in una struttura residenziale con un elevato livello di assistenza sanitaria costa tre volte meno.
Per alleggerire il problema, e risparmiare milioni e milioni di euro, basterebbe usare parte di quei posti.
Perché non viene fatto?
Probabilmente per la rigidità burocratica nelle procedure assistenziali e anche per l’assenza di accreditamento delle strutture del territorio.
Molte di quelle strutture sono classificate come RSA ed attendono da mesi/anni l’accreditamento, vedi i casi del Centro Geriatrico di Matera, di Villa Anna e del Brancaccio, solo nella città di Matera, ma ci sono anche altre strutture presenti nella provincia.
Non serve mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente.
Oggi abbiamo i malati acuti, i post-acuti e i lungodegenti.
Dare spazio a strutture convenzionate, almeno nei settori dei post-acuti e dei lungodegenti, abbassa notevolmente i costi e libera risorse, indispensabili per tenere alta la qualità dei servizi e delle prestazioni a livello ospedaliero.
L’attrattiva si conquista con le azioni, manager e medici d’eccellenza potrebbero, solo così, prendere in considerazione le nostre Aziende Sanitarie, bisognerebbe anche migliorare i servizi, riorganizzare i reparti, attraverso scelte coraggiose”.