“Panio Angelo, atleta trapiantato di rene da oltre 30 anni, ha conquistato la medaglia d’oro nella marcia 5 km ai campionati mondiali per trapiantati che si sono svolti a Perth in Australia, dal 15 al 21 aprile.
Per la seconda volta consecutiva Angelo è campione del mondo dopo il titolo conquistato nel 2019 ai campionati mondiali di Newcastle”.
Così annuncia orgogliosamente il COMITATO ANED – BASILICATA che aggiunge:
“Non solo, a Perth Angelo si aggiudica anche la medaglia di bronzo negli 800 m e la medaglia d’argento con la Nazionale di calcio a 6, nella quale fa parte anche Francesco Fiore, l’altro atleta lucano trapiantato di rene e cuore, che ben si è comportato, nonostante la sua prima esperienza ad un mondiale, vincendo 2 medaglie di bronzo nel tennis singolo e doppio.
Alla cerimonia conclusiva il medagliere ufficiale vede la Nazionale italiana, guidata da ANED, piazzarsi al quinto posto dietro i campioni assoluti della categoria: Gran Bretagna, Australia, Thailandia e Stati Uniti.
Potenze inarrivabili, nonostante la vera e propria impresa compiuta dai 35 atleti partiti quindici giorni fa dall’Italia alla volta di Perth: 24 ori, 13 argenti e 12 bronzi il conto totale, che assume un significato ancora più grande se confrontato con la performance di 4 anni fa, a Newcastle, quando la Nazionale Italiana Dializzati e Trapiantati chiuse con 10 ori e 30 medaglie in tutto.
Sono risultati straordinari, frutto del lavoro di squadra fra gli atleti e l’Associazione nazionale emodializzati e trapiantati, che affermano come il trapianto sia una terapia valida ed efficace, che permette di conquistare una qualità della vita imparagonabile con quella condotta ad esempio da un dializzato, la cui sopravvivenza dipende da una macchina.
E’ l’unica possibilità di salvezza per coloro che aspettano un fegato, un cuore, un polmone, per i quali non esiste nessuna apparecchiatura in grado di svolgere anche in parte le funzioni di questi organi, per cui i tempi di attesa spesso sono molto ristretti: tanti, purtroppo, perdono la vita nell’attesa disperata di un trapianto.
Le medaglie vinte sono un esempio di fatica, di determinazione, di impegno non solo fisico ma anche economico, che dimostrano che nella vita non bisogna mai arrendersi, perché anche chi si trova in condizioni di estrema fragilità può tornare ad una vita attiva grazie alla scienza e alla medicina.
Ma soprattutto le medaglie vinte sono un dono che gli atleti trapiantati vogliono dedicare al coraggio e all’altruismo dei donatori e delle loro famiglie, che in un momento particolarmente difficile e di grande dolore hanno pensato non alla propria sofferenza ma a quella di tante persone, che con la loro generosità hanno donato una seconda chance a questi atleti.
In questo momento in cui assistiamo nella nostra regione ad una elevata percentuale di opposizioni al prelievo di organi, i trapiantati sportivi vogliono ricordare che nella gara per la vita siamo tutti competitori e un diniego significa concretamente lasciare un bambino, una donna, un uomo, uno di noi, ai blocchi di partenza, senza speranza”.