“Gli effetti e i danni da allagamenti e altri problemi causati nel centro storico da eventi meteorici particolari è possibile mitigarli, decisamente.
Intanto, bisogna ritenere più che normale, anzi, naturale la varianza idraulica che si registra in città, soprattutto quando dal cielo cade qualche millimetro di acqua in più”.
È quanto dichiara Pasquale Doria di Matera Civica:
“Gli eventi piovosi, considerata l’orografia del territorio, seguono l’andamento che si spinge dalle colline di arenaria, ubicate oltre il tracciato della Ferrovie Appulo Lucane, verso il torrente Gravina.
Un tempo le precipitazioni meteoriche prendevano velocità sui terreni sgombri, ma argillosi e scivolosi, proiettati verso le conche calcarenitiche dei rioni Sassi.
Accelerazione in qualche modo frenata con una serie di vasche di laminazione come quella emersa nel cantiere ai piedi del Municipio, in via Moro.
È lunga oltre sedici metri, larga cinque e profonda oltre due metri e mezzo.
Una lezione suggerita dalla lunga storia materana?
Potrebbero sorgere dei dubbi sulla sua reale funzione, eppure è nota la presenza del lago di città nell’attuale piazza Sant’Eligio e l’acquitrino che si formava nelle vie a valle di via Moro, nonché l’umile lavoro svolto dai cosiddetti ‘grabiglioni’, canalizzazioni naturali a cielo aperto.
Resta il fatto che bisogna essere previdenti e aggiungere che di un sistema di vasche di laminazione, d’invarianza idraulica e di trattamento delle acque meteoriche se ne parla ormai da anni, mentre i più, con un’enfasi stucchevole, tra catastrofisti e corporativisti di complemento, girano a vuoto finendo per maledire il destino cinico e baro figlio di Giovepluvio.
Cosa sono le vasche di laminazione?
Sistemi idraulici che vengono da lontano e che anche a Matera potrebbero accumulare le acque meteoriche in serbatoi di stoccaggio temporaneo delle piogge.
Oggi, però, a differenza del passato, considerato il consumo di suolo, prevalgono vaste aree urbane impermeabilizzate.
Le piogge potrebbero essere comunque convogliate in sistemi minori, con una portata idraulica molto più contenuta e meno potente. Di più, queste risorse regalate dal cielo tornerebbero comode per essere riutilizzate successivamente, per un buon sistema di irrigazione delle aree verdi della città.
In capo a ogni discorso, evidenti sono le priorità.
Bisognerebbe evitare pericoli, danni e anche quelle scene che registriamo da anni con i fiumi in piena nelle vie del centro storico e le cascate che si formano allo sbocco di Piazza Vittorio Veneto, il cosiddetto Ponticello, e in piazza San Pietro Caveoso, dopo la corsa pazza dello scarico finale dell’acqua infuriata spinta per gravità lungo le vie D’Addozio e Buozzi, con tutto quello che ne consegue.
La piazza che si realizzerà intorno alla stazione ferroviaria rappresenta un campo d’impiego ideale per queste misure preventive.
Ma quasi sicuramente non se ne farà nulla, perché diranno che bisognava pensarci per tempo.
Non è detto, tuttavia, che non si possa o non si debba intervenire altrove, magari coinvolgendo gli ordini tecnici e dell’associazionismo che si occupano della difesa del suolo.
Non è facile fare i conti con i fenomeni naturali, ovviamente.
Per quanto, la supponenza delle attività umane, troppo spesso non considera le conseguenze di una mancata preparazione orientata alla prevenzione di eventi che possono essere ancora governati a patto, però, che ogni comunità si adoperi in buone pratiche e si armi di oneste conoscenze”.