Sono impressionanti i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare Lievitati sui prezzi dell’olio, lievitati a dismisura rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: l’olio extravergine d’oliva italiano è raddoppiato (+99,7%), mentre l’olio vergine d’oliva registra un incremento del +128,3%.
Ma, come riporta il mattino:
“l’impennata dei prezzi non coinvolge solo l’olio 100% italiano: hanno registrato un brusco aumento anche quelli di origine comunitaria e addirittura gli oli che utilizzano materia prima extra Ue.
I dati sono riferiti al prezzo all’ingrosso dell’agosto appena trascorso, e si stima che non si tratterà di rincari temporanei:
«Il problema sono le scorte – spiega David Granieri, vicepresidente della Coldiretti e presidente di Unaprol, che respinge ogni sospetto di speculazione – da una stima che ci siamo fatti per ricapitalizzare i magazzini ci vorranno almeno due anni, ammesso e non concesso che abbiamo due anni altamente produttivi».
Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – la più grande organizzazione nazionale di produttori olivicoli che raggruppa 47 cooperative – è intervenuto per chiarire le ragioni di questo brusco aumento del prezzo: «Da maggio in poi la siccità ha regnato sovrana al Sud e al Centro e quindi stiamo facendo irrigazione dove possiamo farlo.
E questo sta aumentando i costi perché al Sud si tira l’acqua da 1.500 metri di profondità con spese energetiche e di carburante esplose.
I costi di produzione quindi stanno lievitando».
Un problema di scarsità d’acqua, ma non solo: «In Puglia 24 milioni di piante sono state distrutte dalla Xylella e nessuno ne parla.
Le tre province colpite producevano un milione di quintali? Non ne produrranno più per anni. Se non c’è prodotto sul mercato, è chiaro che i prezzi vanno alle stelle».
Sicolo ha infine posto l’attenzione sulle problematiche che i produttori si trovano costantemente a fronteggiare: «Le nostre aziende devono fare anche un utile – ha sottolineato – A volte si parla della grande distribuzione, dell’industria e non si tiene conto dei costi di produzione dei produttori».
«Ma se io produttore – ha proseguito il presidente di Italia Olivicola – non solo di olio ma anche di grano e quant’altro, non guadagno quanto necessario per fare vivere la mia famiglia, non vado più a lavorare nei terreni.
Nell’olivicoltura non c’è ricambio generazionale per questo motivo, l’olivicoltura non rende, i giovani preferiscono puntare più su ortofrutta o vigneti, in cui non hanno neanche la concorrenza di queste miscele di olii che arrivano dall’estero»”.