“La Basilicata è una regione idrogeologicamente molto fragile, con un’economia votata a cultura, turismo e ruralità, quindi certamente non ad ospitare il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, un’infrastruttura importante e necessaria per il Paese, ma impossibile da individuare nella nostra regione”.
È la dura presa di posizione del sindaco di Matera, Domenico Bennardi, dopo aver appreso che ben 10 dei 51 siti individuati a livello nazionale per ospitare il deposito unico nucleare sono lucani, con una netta prevalenza nella provincia di Matera tra:
- Irsina,
- Matera,
- Montalbano,
- Montescaglioso,
- Bernalda,
- (altri 4 “condivisi” tra Materano e Barese).
Bennardi parla anche come vice presidente del consiglio nazionale dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci).
Il sindaco di Matera lancia un appello a tutti i partiti, movimenti politici, associazioni ambientaliste ed enti locali lucani, per far sentire forte e chiara la contrarietà della Basilicata.
Prosegue Bennardi:
“La mia Amministrazione ha detto il suo NO secco a questa decisione del governo centrale fin dal primo giorno perché la nostra regione ha dato e sta dando già tanto in termini ambientali alla nazione, si pensi alle estrazioni petrolifere; inoltre, la Basilicata custodisce una bellezza sacrale nella sua ruralità, che sta già creando un importante sviluppo turistico ed è una di quelle peculiarità molto delicate.
Stiamo ancora stimando i danni di quello che dobbiamo chiamare per il suo nome: un disastro ambientale compiuto negli ultimi decenni in Val D’Agri come nella Valle del Sauro, con le estrazioni e raffinazioni petrolifere, 400 tonnellate di petrolio sversate dal Centro oli della Val d’Agri nel 2016; 26mila metri quadri di suolo e sottosuolo contaminati, tra la rete fognaria e falde acquifere.
Un danno enorme che ha reso l’acqua da bene essenziale pubblico, un rifiuto pericoloso per i cittadini.
Senza dimenticare le vittime di amianto a Ferrandina, le barre di uranio a Rotondella o l’eolico selvaggio.
E’ giunto il momento di prenderci cura della Basilicata, non può essere più considerata la discarica dell’Italia.
Intendiamo applicare e praticare scelte che non compromettano l’ambiente e il paesaggio, ma nemmeno la percezione di un territorio incontaminato sul quale ci giochiamo la sfida del nostro futuro.
Economia, etica e ambiente sono i princìpi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile, responsabile e consapevole.
Ma non può esserci un turismo sostenibile in un territorio non riconoscibile come autoctono.
Tutto ciò significa vanificare i nostri sforzi e la nostra visione strategica di turismo e sviluppo del territorio.
Ci sono territori nazionali dove il deposito unico può determinare occasioni di sviluppo e lavoro, ma non è il caso della Basilicata per la sua reputazione di regione votata all’industria turistica culturale e rurale, soprattutto in provincia di Matera.
Utilizzeremo tutti gli strumenti che la politica, il confronto istituzionale e i media ci offrono, per rimarcare il nostro secco NO”.