Il consigliere regionale Michele Napoli, con riguardo alla cosiddetta ecotassa introdotta da un emendamento grillino nel Disegno di Legge di Bilancio in corso di approvazione in Parlamento, ha dichiarato:
“Va bene incentivare l’acquisto delle auto elettriche, ma è profondamente sbagliato tassare quelle meno ecologiche, a diesel o a benzina, utilitarie comprese, perchè inquinano poco e perché sono le uniche autovetture che molti italiani, soprattutto al Sud, possono permettersi di acquistare.
Come già accaduto con l’approvazione del cosiddetto decreto Dignità, che sta determinando il mancato rinnovo del contratto a molti lavoratori a termine.
Spesso l’attuale Governo, pur se animato dai migliori propositi, produce effetti economici devastanti sui bilanci delle famiglie, perché se è lodevole incentivare l’acquisto di auto elettriche a emissioni zero, non è accettabile che gli incentivi siano pagati da chi acquista un’auto a combustione di piccola cilindrata, ad esempio una panda, che per effetto dell’ecotassa subirebbe un notevole aumento del prezzo di vendita.
Siamo al cospetto di una vera e propria nuova tassa sui poveri.
Della quale occorre al più presto scongiurarne l’entrata in vigore dal momento che gran parte degli italiani, soprattutto se residenti al Sud, non possono sostenere il prezzo di acquisto di auto, quelle elettriche, che partono da un minimo di 30 mila euro.
E’ assolutamente necessario implementare policy dirette a garantire una minore produzione di sostanze inquinanti da parte dei veicoli in circolazione, assicurando, al contempo, che questo processo non metta in difficoltà nessuno.
Ricordando, ad esempio, che il settore delle autoriparazioni conta oggi 150 mila addetti tra meccanici, carrozzieri ed elettrauti, che rischierebbero di veder crollare il proprio fatturato per effetto di una brusca sostituzione delle auto a combustione con quelle elettriche.
Secondo infatti una recentissima analisi della CGIA di Mestre, questo settore, composto prevalentemente da imprese di piccole dimensioni, ha fatto registrare negli ultimi nove anni la perdita di 8340 aziende, vale a dire il 9,3% di quelle esistenti e nel giro di un paio di anni rischia di perdere ben 50 mila addetti”.