Matera: mentre lavora come baby sitter ruba catenine, bracciali e orecchini in oro. Ecco come agiva una donna

Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, della presunzione di innocenza e della necessaria verifica dibattimentale, per quanto risulta allo stato attuale, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.

La Polizia di Stato ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica di Matera, nei confronti di tre donne, tutte residenti a Matera, indagate a vario titolo per furto in abitazione aggravato e continuato, ricettazione, detenzione di armi clandestine e detenzione abusiva di munizioni.

Dalla ricostruzione investigativa effettuata dalla Squadra Mobile, una delle tre donne, 26enne, si sarebbe impossessata di una serie di monili in argento e oro (catenine, bracciali, orecchini, medagliette, girocolli) sottratti a più riprese all’interno dell’appartamento in cui lavorava come baby sitter.

La giovane fu assunta nel mese di febbraio dello scorso anno e disponeva delle chiavi di casa e di tutti gli spazi dell’abitazione, fino a quando la padrona di casa non scoprì la sparizione dei preziosi e si rivolse alla Polizia di Stato.

Nella vicenda risultano coinvolte un’altra donna, coetanea, convivente della prima, nonché la madre della giovane, con l’accusa di ricettazione in quanto, secondo gli accertamenti d’indagine, avrebbero rivenduto i monili presso alcuni compro oro della città, ricevendo oltre 1.500 €.

Inoltre, le due giovani donne, conviventi, sono indagate anche per un altro episodio di ricettazione, in quanto avrebbero ricevuto i beni provento di un altro furto, commesso a Matera, ad opera di soggetti ancora ignoti.

Ma non è tutto, perché le due donne sono state indagate anche per detenzione di armi clandestine e detenzione abusiva di munizioni: in concorso tra loro, senza farne denuncia all’Autorità, detenevano 6 cartucce cal. 12 a pallini, che custodivano nella loro camera da letto; sempre nella stessa camera da letto detenevano illegalmente 2 manufatti in metallo, assemblabili che insieme andavano a comporre un congegno di fattura artigianale, equivalente ad un’arma da fuoco clandestina.