Torna a crescere l’inflazione in Italia a novembre, con un aumento sul mese di ottobre di mezzo punto percentuale.
La crescita dei prezzi nel nostro Paese ha nuovamente superato l’1%, toccando 1,4%.
Particolarmente colpito il cosiddetto carrello della spesa, che arriva a crescere del 2,6%.
Come riporta quifinanza, infatti, anche a livello europeo, l’inflazione è tornata a crescere, toccando il 2,3% nell’Eurozona.
In buona parte dei grandi Paesi però, incluse Francia e Germania, il dato è stato inferiore alle previsioni.
Questo potrebbe spingere la Bce a non rallentare la diminuzione dei tassi di interesse, nonostante il rischio di far crescere ancora i prezzi.
I prezzi sono tornati a salire in Italia a novembre.
Nonostante su base mensile l’inflazione, quindi l’aumento dei prezzi, sia rimasta la stessa, rispetto a un anno fa è aumentata dell’1,4%, contro lo 0,9% di ottobre.
Si tratta di un dato ancora in linea con i parametri considerati accettabili per un’economia in crescita, che vedono il 2% come obiettivo ideale.
L’aumento dell’inflazione però stride con le stime sempre più pessimiste proprio sulla crescita del Pil.
A crescere è principalmente il cosiddetto carrello della spesa, l’insieme di prodotti considerati essenziali per la vita quotidiana delle famiglie italiane da Istat, che ha diffuso i dati.
I beni energetici regolamentati sono aumentati del 7,5% rispetto a un anno fa, mentre il calo di quelli non regolamentati si è ridotto a solo -6,6%.
Il tasso di crescita dei prezzi del carrello della spesa tocca quindi il 2,6%, contro l’1,9% di ottobre.
Aumenta quasi ogni categoria che compone questo insieme di prodotti, dagli alimenti ai servizi di trasporto fino, seppur in misura minore, alle comunicazioni e ai servizi relativi alle abitazioni.
L’inflazione di fondo, quindi quella che non considera beni energetici e alimentari, è all’1,9% su base annua, mentre quella consolidata per il 2024 ha già toccato il dato ideale del 2%.
Anche a livello europeo, Eurostat ha notato un aumento dell’inflazione a novembre, dal 2% del mese scorso al 2,3% su base annua. Un dato ancora in linea sia con le previsioni che con gli obiettivi della Commissione europea, che non dovrebbe portare a un rallentamento dell’iniziativa di tagli dei tassi di interesse che la Banca centrale europea ha intrapreso. A livello mensile inoltre, si è registrato un calo dell’inflazione dello 0,3%.
In generale i mercati si attendevano un aumento più accentuato, frutto della maggiore disponibilità di denaro che i recenti interventi della Bce hanno sbloccato.
Nonostante questo le Borse europee non hanno reagito in maniera particolarmente positiva alla notizia.
Le due maggiori economie europee, Francia e Germania, hanno seguito questo trend.
Parigi ha registrato un aumento dell’inflazione all’1,3%, molto leggero rispetto all’1,2% di ottobre.
Per gli analisti era più probabile che la crescita dei prezzi nel Paese raggiungesse l’1,5%. Discorso simile anche per l’inflazione tedesca che sale di due decimi di punto percentuale al 2,2%, mentre gli analisti si aspettavano almeno un decimo in più.