Seconda tappa del progetto “Stop cyber bullismo”, il progetto curato dal Consiglio regionale della Basilicata, in partnership con l’Ufficio scolastico regionale e in collaborazione con l’associazione “Il Cielo nella stanza”.
Ieri 18 Dicembre 2024 a discutere di tale importante tematica presso Istituto d’Istruzione Superiore Turi di Matera, sono stati gli esperti:
- Vita Buongermino, psicologa psicoterapeuta;
- Filomena Iannotta, avvocato;
- Paolo Santarsiero, esperto in tecnologie web.
L’incontro, moderato dal giornalista e presidente dell’associazione “Il cielo in una stanza”, è stato introdotto dalla dirigente scolastica Carmela Gallipoli.
Da parte dei relatori comune la convinzione sulla necessità di rendere protagonista il mondo adulto (genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, e personale Ata delle scuole secondarie diII grado) unito nel comune impegno per una genitorialità sociale e una cittadinanza attiva.
L’intervento della psicoterapeuta Vita Buongermino ha avuto come obiettivo sensibilizzare e informare genitori, insegnanti e personale ATA rispetto alle dinamiche che caratterizzano il fenomeno del bullismo e cyber bullismo affinché possano riconoscerlo e affrontarlo.
Durante il proficuo dibattito sono stati trattati i temi dell’educazione e di come sia cambiato il modello genitoriale che, nel secolo scorso, era spesso più autoritario.
Oggi, si osserva una crescente enfasi sulla genitorialità democratica e sulla comunicazione aperta, con un approccio più collaborativo e meno gerarchico.
Spesso, però, questa modalità non pone limiti agli adolescenti che risultano essere più fragili perché meno competenti nell’affrontare le difficoltà della vita.
La psicoterapeuta, inoltre, ha sottolineato:
“Il cyber bullismo è un problema serio e in crescita che richiede un approccio collaborativo tra genitori, scuole e comunità.
La genitorialità oggi deve affrontare nuove sfide legate alla tecnologia, ma con supporto reciproco, è possibile creare un ambiente più sicuro per i giovani nel mondo digitale”.
Paolo Santarsiero (Esperto di Tecnologie Web dell’Associazione Culturale PLUG) si è soffermato sull’aspetto legato ai social network, spiegando:
“Gli algoritmi che alimentano i social network sono progettati per catturare la nostra attenzione, analizzando ogni clic, commento e video guardato.
Grazie alla personalizzazione mirata, queste tecnologie imparano a conoscere le preferenze degli utenti, modellando ciò che vediamo e come interagiamo online.
Questa personalizzazione è potente, ma può anche nascondere insidie, soprattutto per gli adolescenti.
Bolle di filtro che isolano, la ricerca costante di approvazione sociale e la rapidità con cui si diffondono contenuti negativi possono diventare terreno fertile per il cyber bullismo.
Da qui l’esigenza di sensibilizzare giovani e famiglie sull’uso consapevole di queste piattaforme.
Conoscere come funzionano gli algoritmi ci dà il potere di prevenire comportamenti tossici, promuovendo un ambiente digitale più sicuro, rispettoso e inclusivo per tutti”.
All’avvocato Filomena Iannotta il compito di affrontare il tema dal punto di vista legale che si è soffermata sulle conseguenze sia in ambito civilistico sia in ambito penalistico.
È stata citata la legge n. 71 del 2017 che, per la prima volta, ha dato una definizione tecnica giuridica del termine cyber bullismo, integrandola con la legge 70/2024 che estende le disposizioni della 71/2017 anche al bullismo “in presenza”, con finalità di prevenire e contrastare entrambe le azioni.
Iannotta ha sottolineato:
“Poiché ad oggi i comportamenti riconducibili al fenomeno integrano diverse e plurime fattispecie di reato quali percosse, minacce, diffamazione, atti persecutori, ecc., si auspica che il legislatore in futuro possa prevedere specificatamente una fattispecie criminosa atta a punire il bullismo e cyber bullismo”.