Mercoledì 26 Febbraio alle 9:00, la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi incontrerà gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “G.B. Pentasuglia” di Matera per dialogare con loro sui temi trattati nel suo libro “Sulla mia terra. Storie di israeliani e palestinesi”, pubblicato nel 2024 dalla casa editrice De Agostini.
Voce sensibile e autorevole del giornalismo contemporaneo, l’autrice si rivolge alle ragazze e ai ragazzi per parlare del conflitto di una fragile area del mondo, attraverso le storie e le testimonianze di chi lo anima e lo abita, e aprire lo sguardo su una delle questioni più complesse dei nostri tempi, con l’esortazione a non smettere mai di credere negli esseri umani.
L’iniziativa è a cura dell’associazione Amabili Confini e della Libreria Di Giulio.
Francesca Mannocchi (Roma, 1981) è una giornalista e scrittrice, si occupa di migrazioni e conflitti e collabora con testate italiane e internazionali.
Ha realizzato reportage in molti Paesi tra cui Siria, Iraq, Palestina, Libia, Libano, Afghanistan, Egitto, Turchia, Ucraina, Yemen.
Ha ricevuto tra gli altri il “Premiolino” per il giornalismo nel 2016, il “Premio Ischia Internazionale di Giornalismo” e il “Premio Flaiano” per il giornalismo.
Nel 2018 il documentario “Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul”, diretto con il fotografo Alessio Romenzi, è stato presentato alla 75ma edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
Ha pubblicato Porti ciascuno la sua colpa (2019), Libia (2020), Io Khaled vendo uomini e sono innocente (2019) e Bianco è il colore del danno (2021).
Questa la sinossi del libro “Sulla mia terra. Storie di israeliani e palestinesi”:
“Quando sembra non ci sia più niente da fare – dopo una data, il 7 ottobre, divenuta uno spartiacque verso i tempi più cupi – Francesca Mannocchi prova a riavvolgere il nastro del tempo attraverso le storie.
Camminando tra i kibbutzim distrutti da Hamas, sedendo su una pietra nella Valle del Giordano.
Ascoltando le vite e le ragioni degli altri.
Soprattutto, restituendo le testimonianze di chi, sulla stessa terra, vive ma è da decenni senza pace.
A un anno di distanza dal 7 ottobre, partendo da una cronologia che risale fino alle origini del conflitto israelo-palestinese e approfondendo i concetti chiave, l’autrice fornisce le coordinate per orientarsi in uno degli scenari più intricati, e prova a comporre un puzzle difficilissimo, a più voci, sempre restando lontana dai giudizi.
Oltre i confini disegnati dalle mappe e dai check-point, tra la città di Hebron, il campo profughi di Jenin e gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, raccoglie parole di dolore e paura, ma anche di sogni e speranze, seminate ogni giorno su un terreno impervio di ingiustizie, ma anche di tenaci, sebbene minoritari, tentativi di fiducia verso il prossimo.
Invece di dare risposte, ogni incontro di questo viaggio genera domande:
- Che cosa significa appartenere a un luogo?
- Come è possibile conoscere il tuo vicino e smettere di odiare?
Dopo, rimane una sola convinzione: che interrogare il mondo, ed essere disposti ad accoglierlo nella sua diversità, sia il primo passo per cambiarlo”.
Ecco la locandina dell’evento.