In data odierna, il Tribunale di Matera-Sezione Unica Penale, condividendo le argomentazioni degli inquirenti, ha disposto la confisca dei beni preventivamente sequestrati nell’ambito di un’indagine di natura patrimoniale, nei confronti di un 50enne di Ferrandina con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio.
Gli accertamenti patrimoniale disposti dal Procuratore della Repubblica di Matera dott. Pietro Argentino, e condotti dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Pisticci, scaturiscono da attività d’indagine svolta e conclusasi con l’arresto del proposto nel settembre 2017 e condannato con Sentenza di primo grado a fine febbraio di quest’anno, ove i Carabinieri riuscivano a dimostrare in capo allo stesso un’attività continuativa di usura ed estorsione avvenuta dal 1998 al 2015, ai danni di numerosi artigiani e concittadini in stato di bisogno, reati notoriamente con alto profitto economico.
Pertanto la “lente” degli investigatori, si è spostata sul tenore di vita mantenuto dallo stesso che risultava ad un preliminare accertamento del tutto al di sopra dei redditi dichiarati.
Su delega della Procura della Repubblica di Matera, venivano svolti accertamenti che delineavano, da un lato la pericolosità sociale desunta dai precedenti e pendenze penali, dall’altro che il patrimonio accumulato nell’ultimo ventennio era sproporzionato con le attività svolte e ai redditi dichiarati al fisco.
L’attività d’indagine patrimoniale ha consentito di individuare, sequestrare e confiscare un patrimonio costituito da beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, che l’inquisito poteva disporre anche attraverso fittizie intestazioni a prestatomi, per un valore complessivo di 1.000.000 di euro, e precisamente:
- 8 terreni agricoli per circa un ettaro coltivati a vigneti, uliveti e seminativi;
- n. 3 appartamenti ed n. 1 fabbricato rurale siti in Ferrandina;
- n. 11 conti/depositi con istituti finanziari;
- n. 1 fuoristrada;
- n. 1 motoveicolo di grossa cilindrata.
La normativa antimafia, applicata per la prima volta nella provincia materana, ha permesso il provvedimento ablatorio nei confronti del soggetto “socialmente pericoloso” che nel tempo aveva accumulato un patrimonio ritenuto dagli inquirenti sproporzionato rispetto al reddito e pertanto ritenuto essere il prodotto o comunque reimpiego di illeciti profitti.
I beni confiscati sono stati affidati in amministrazione all’Agenzia Nazionale Per L’Amministrazione Del Beni Confiscati che li destinerà prioritariamente a finalità sociali e produttive.
In particolare con le recenti modifiche introdotte dal decreto sicurezza del 4.10.2018, gli immobili sequestrati potranno anche essere destinati, tramite procedure ad evidenza pubblica, per incrementare l’offerta di alloggi da destinare a soggetti in particolari e precarie condizioni di disagio economico e sociale.