Basilicata, Puglia e Piemonte, assieme al Veneto, al centro delle buone pratiche e delle proposte sul terreno della lotta al caporalato ed il lavoro illegale.
Ecco quanto dichiarato da Pietro Simonetti del Tavolo Anticaporalato del Ministero del lavoro:
“Da noi alcuni amministratori locali, desiderosi di contropartite forse da distribuire a sodali, come accaduto nel 2014, dichiarano di non essere razzisti, non voglio immigranti stagionali, come accade da cinque anni in strutture pubbliche e si sono opposti alla attuazione di progetti finanziati dal Pon Legalità per un nuovo centro residenziale per stagionali aperto anche alla popolazione locale per servizi di ricreazione, sportivi, culturali per oltre 5 milioni di euro.
L’alternativa: i ruderi della riforma fondiaria, una nuova Boreano, Mulini Mattinelle sotto la gestione della ‘Casa Gialla’, il capannone di Montemilone.
Come sa l’Autorità Giudizizia a fronte delle denunce e delle informative depositare al Tribunale di Potenza.
Dal 2014 al 2018 sono stati ospitati nei centri del Bradano circa 2500 migranti, assunti regolarmente oltre 5000.
Negli ultimi due anni sperimentato, con la collaborazione dell’Ente Bilaterale agricolo, il sistema di trasporto a navetta assunto, da Regioni e Province Autonome come modello, cosi come la struttura pubblica di accoglienza e le liste di prenotazione con al centro il rinnovato ruolo del dei Cpl.
Si può essere soddisfatti della centralità della Basilicata di quanto fatto per la lotta al caporalato e della accoglienza, non tacendo limiti e tanto da migliorare, con gli oltre 15 milioni di progetti finanziati ed in corso di attuazione (fondi Ministeri del Lavoro. Interno ed Ue).
Quello che preoccupa a livello nazionale, in particolare nel Tavolo Anticaporalato presso il Ministero del lavoro, sono le resistenze a livello territoriale, di piccoli gruppi che agitano interessi di schegge di caporalato e sodali nonché presunti ragioni di sicurezza del tutto fasulli, per impedire che i datori di lavoro possano raccogliere i prodotti ed i lavoratori di stare fuori dai circuiti del caporalato e della criminalità organizzata.
A Roma, cosi come ha detto la Coldiretti Regionale, contano sui presidi che devono applicare la legge e i protocolli locali.
Andrà cosi”.