Ex Felandina, migranti fuori dal “ghetto”: ecco le reazioni della politica

Sono circa 130 i migranti che, nella mattinata del 28 Agosto, hanno dovuto abbandonare i capannoni della ex Felandina utilizzati come “base” per raggiungere i campi per la raccolta di prodotti agricoli, a fronte dell’ordine di sgombero seguito all’incendio del 7 Agosto scorso.

Sul caso, le reazioni della politica non sono tardate ad arrivare.

Così, ieri, il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli, sullo sgombero del “ghetto” nel metapontino:

“A seguito della manifestazione tenutasi ieri e dell’annunciato sgombero del cosiddetto ghetto de La Felandina in territorio di Bernalda, questa mattina mi sono nuovamente recato sul posto per rendermi direttamente conto della situazione ‘scoperta’ a seguito della morte di una ragazza nigeriana.

È inutile ribadire la drammaticità della situazione e va dato atto ai cittadini di Bernalda, e a tutti coloro che hanno avuto manifestazioni di solidarietà, della grande dimostrazione di civiltà finora dimostrata.

Il Sindaco di Bernalda per troppo tempo è stato lasciato solo a gestire una vicenda estremamente complessa.

Assistere allo sgombero del sito dove erano ‘accampati’ centinaia di lavoratori migranti, essenziali per garantire la raccolta dei frutti nel metapontino, senza che sia stata disposta alcuna soluzione alternativa per l’alloggio di queste persone, lascia molto perplessi e dà la sensazione di un problema solo spostato ma giammai risolto.

Inevitabilmente questi lavoratori che pur dovranno dormire da qualche parte, non scompariranno come per magia, ma si distribuiranno sempre abusivamente in più punti sullo stesso territorio creando più situazioni di disagio igienico-sanitario e conseguentemente di pericolo.

Senza un intervento programmato e strutturale, tra qualche tempo, sempre che nel frattempo non accade qualche altro episodio spiacevole, assisteremo nuovamente alle rimostranze di cittadini che si sentono insidiati nelle loro case e a nuovi provvedimenti di sgombero.

Questo è il momento per le istituzioni, a cominciare dalla Regione Basilicata, di mostrare la propria capacità non solo di affrontare i problemi, ma anche di risolverli.

Non possiamo assistere inermi ad una manifestazione di forza da parte dello Stato e contemporaneamente alla sua incapacità di mostrare solidarietà e capacità di accoglienza.

Per queste ragioni auspico che il presidente Bardi assecondi la richiesta del prefetto di Matera convocando con urgenza un tavolo con tutti i soggetti interessati per fare il punto della situazione e individuare le più idonee iniziative per dare dignità di persone ai lavoratori-migranti.

Non è mettendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che questa situazione non esista il modo con cui approcciare a questa tragedia umana.

Ci sono fondi disponibili.

Il progetto presentato l’anno scorso dalla Regione Basilicata con Puglia, Calabria, Campania e Sicilia denominato ‘PIU-SUPREME’ per l’eliminazione dei campi abusivi stagionali nel sud e l’integrazione dei migranti, non sappiamo se stia andando avanti.

Il progetto è stato approvato dal ministero del lavoro il 3 Marzo 2019, con una posta finanziaria di 770mila euro per gli interventi su Felandina e Bradano.

Lo scorso 22 Marzo, su iniziativa dell’allora prefetto Bellomo, in attesa del completamento del sito ‘Città della Pace’, fu presentato l’intervento alle parti sociali ed agli enti locali che condivisero la misura e si impegnarono a sostenerla.

Personalmente, nell’aderire al ‘Forum delle terre di dignità’, continuerò a seguire con attenzione l’evolversi della situazione e a non far mancare il mio contributo, di stimolo e di proposta, affinché venga superata definitivamente questa troppo lunga fase di emergenza”.

Non distante l’opinione di Pietro Simonetti, del tavolo nazionale anticaporalato del Ministero del Lavoro:

“Lo sgombero del sito abusivo della ‘La Felandina’, area gestita da caporali ed altri, andati via prima dell’intervento, senza l’attuazione del progetto di accoglienza alternativo SUPRIME per 200 posti e servizi sociosanitari, trasporti e centro impiego sposta i migranti in altri ghetti dell’area.

Risulta difficile comprendere la dinamica ideata e prodotta, al netto delle scelte del Viminale, senza l’allestimento del centro di accoglienza finanziato secondo la misura presentata nel 2017, finanziata il 3 Marzo e illustrata nell’incontro in Prefettura il successivo 22 Marzo di quest’anno con la totale adesione delle parti sociali e degli enti locali.

Nessun amministratore è stato lasciato solo.

Qualcuno ha scelto la strada della sindrome degli sgomberi senza alternative sul proprio territorio.

A differenza di quanto fatto con l’eliminazione del ghetto di Boreano nel 2016 con l’alternativa pronta.

Dopo stamani il problema permane e si estende.

La soluzione può essere vicina ed alla portata di giorni attuando il progetto Pon inclusione, cosi come fatto per Palazzo San Gervasio, senza ulteriori attese o fuga dalla realtà.

Senza i lavoratori stagionali, retribuiti attuando i Ccnl e accolti degnamente, non si raccolgono i prodotti delle aziende che a loro volta combattono contro la bassa remunerazione e lo strapotere della catena distributiva”.

Mentre il senatore lucano della Lega, Pasquale Pepe, al momento, plaude al risultato raggiunto:

“Finalmente viene chiuso un vero e proprio ghetto, dove da oltre un anno centinaia di migranti, che lavorano come braccianti agricoli, si trovavano in condizioni disumane e tutt’altro che igieniche, con possibili rischi sanitari per loro stessi e per la comunità della zona.

Il mio ringraziamento va innanzitutto alle forze dell’ordine che stanno eseguendo un’operazione difficoltosa e complessa con autorevolezza e nel totale rispetto delle persone che in quel luogo hanno trovato un rifugio per niente sicuro.

Ringrazio, naturalmente, il Prefetto di Matera, Demetrio Martino, che, in rappresentanza del Ministero dell’Interno e del Governo sul territorio, ha dato il via all’operazione e la sta coordinando.

L’obiettivo, ora, è anche quello di scongiurare altre situazioni similari dove dignità umana e sicurezza non dovessero trovare posto.

Per questo esprimo piena fiducia nella Regione Basilicata, convinto che potrà favorire, rispetto al passato, un più idoneo sostegno alla manovalanza in agricoltura, scongiurando la creazione di realtà di emarginazione sociale e sostenendo interventi in grado di dare risposte strutturali al problema.

D’altronde, la stessa Regione si è resa già protagonista istituzionale coadiuvando, in questi giorni, le operazioni di sgombero”.