“Di fronte alla chiusura e all’atteggiamento miope e tracotante di Eni occorrono scelte condivise e risposte adeguate, perché quello che oggi emerge in tutta la sua evidenza è l‘inconsistenza e irrilevanza della classe politica che rappresenta la nostra regione”.
E’ quanto dichiara il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, che prosegue:
“Il silenzio dei parlamentari lucani e soprattutto di chi riveste responsabilità di governo è inaccettabile.
Il dato che emerge è che il governo Bardi ha continuato a gestire l’attuale fase di confronto con Eni in una sorta di “soggezione” rispetto alla compagnia petrolifera, anche bypassando le parti sociali.
È infatti innegabile che ciò che si sta verificando è il risultato di una chiara scelta del governo regionale di tenere una trattativa riservata lasciando fuori le parti sociali.
E noi i rischi di tale sbagliato percorso li avevamo intravisti e denunciati anzi tempo, già in occasione della settima edizione della nostra manifestazione di settembre.
Unica prospettiva per uscire da questo stallo è il confronto con il governo per definire un piano di transizione e investimenti e sviluppo che possono collocare la Basilicata da oggi in una prospettiva futura di sviluppo.
Il piano Green new deal di 55 miliardi di investimenti in 15 anni, previsto dal governo nazionale, deve parlare innanzitutto alla Basilicata che ha dato tanto al Paese in termini energetici senza ricevere quegli investimenti strutturali necessari ad uscire dal suo isolamento e colmare il divario con il resto del Paese e soprattutto tracciare l’uscita dal fossile.
Altro che compensazioni o trattative al ribasso che vengono enfatizzate, come quella con Total, e i cui contenuti sono oscuri a tutta la comunità lucana.
È evidente che chi ha una rappresentanza istituzionale deve rispondere delle proprie azioni e dei risultati.
Certo, l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa non può oggi pensare di chiamare alla mobilitazione i lucani e il movimento associativo dopo aver prima esperito in solitaria la trattativa.
La gestione del confronto sul petrolio è stato costruito sull’approssimazione alla ricerca di una vacua visibilità, un grottesco teatrino delle parti.
Basta giocare con il distino e il futuro dei lucani, basta con questo provincialismo medioevale: si apra una chiara trattativa che abbia come orizzonte il futuro della nostra regione da qui al 2030, per affrontare sia la questione che attiene al presente – del come continuare l’attività estrattiva in sicurezza – ma soprattutto per delineare i tempi e le modalità per governare la transizione energetica”.