Matera celebra San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, degli scrittori e dei sordomuti: questo il messaggio di Mons. Caiazzo

Oggi 25 Gennaio l’arcivescovo Caiazzo ha incontrato la stampa a Matera.

Dopo la messa celebrata da mons. Caiazzo nella cappella dell’Episcopio, nel Salone degli Stemmi è seguito un confronto sulle tematiche di attualità.

Tra i temi, anche il Sinodo diocesano che si concluderà proprio nel pomeriggio del 25 Gennaio.

Il tema scelto da Papa Francesco per la 54ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebra il prossimo 24 Maggio, e altri riguardanti la comunicazione della Chiesa cattolica con la società civile.

Questi i temi al centro dell’incontro – promosso in occasione della ricorrenza liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, degli scrittori, degli autori e dei sordomuti (sordi n.d.r.) – a cui l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ha invitato i responsabili dei media locali e gli operatori dei mezzi di informazione.

Così lo stesso, durante il suo intervento, si è rivolto alla platea:

“Carissimi, grazie perché avete risposto a questo appuntamento che stiamo cercando di rendere sempre più ricco, andando oltre la semplice giornata che si celebra annualmente: la memoria del vostro S. Patrono, S. Francesco di Sales.

Il vostro compito non è semplice.

Avete una responsabilità non indifferente.

Sempre pronti, attenti, presenti nel saper discernere, vagliare, comunicare per informare, rendendo partecipi i lettori e gli ascoltatori in modo corretto su quanto avviene nel nostro territorio in particolare.

Oggi é linguaggio comune parlare di schede di memoria, di giga sui nostri cellulari, o di come liberare la memoria dagli smartphone.

‘Memoria piena’ o ‘Spazio insufficiente nella memoria’ sono due di quei messaggi che ci capita leggere sul display del proprio smartphone.

Ormai non possiamo più fare a meno di questi dispositivi che hanno acquisito un’importanza sempre maggiore nella vita di tutti i giorni.

D’altronde sono un archivio a portata di mano per conservare immagini (fotografie e filmati) dei momenti più belli vissuti; possiamo registrare appuntamenti e date importanti, numeri di telefono, indirizzi e tutti gli altri contatti.

In qualunque posto del mondo ci troviamo siamo in grado di navigare in Rete, controllare e aggiornare i social network e molto altro ancora.

Oserei dire: una memoria della quale ormai la nostra memoria non riesce più a farne a meno.

Ma noi siamo molto di più.

Copia e incolla è la logica più facile alla quale si ricorre spesso.

Mantenere viva la memoria è un’altra cosa.

Proprio in questi giorni viene celebrata ‘la giornata della memoria’.

Diceva Primo Levi: ‘se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare’.

Aveva ragione: certi rigurgiti stanno ritornando con una certa frequenza.

Ed è proprio la memoria il tema che papa Francesco ha scelto per la 54/a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Il brano che prende in considerazione è tratto dal Libro dell’Esodo: ‘Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria’ (Es 10,2).

La vita si fa storia.

A questo il Papa si ispira e ‘sottolinea come sia particolarmente prezioso, nella comunicazione, il patrimonio della memoria’.

Una società che perde la memoria è sull’orlo del precipizio.

Ogni uomo che perde la memoria non è più lo stesso di prima.

Ecco perché, ancora una volta, al centro della riflessione, Papa Francesco pone la persona con le sue relazioni e la sua innata capacità di comunicare.

I racconti ‘possono aiutarci a capire e a dire chi siamo’ perché ‘l’uomo è un essere narrante’ che ha bisogno di ‘rivestirsi di storie per custodire la propria vita’.

Partendo da questi presupposti possiamo dire che ogni tipo di comunicazione è autentica se realmente edifica.

Oggi, purtroppo, assistiamo alla logica della distruzione dell’altro.

Nella politica come nella Chiesa; nello sport come nel lavoro, assistiamo a logiche di guerre interne.

Essere su posizioni diverse non significa denigrare, calunniare, ingannare pur di affermare la propria idea.

Quando sentiamo certi confronti in TV ci rendiamo conto di come il rispetto per l’altro, chiunque esso sia, è come se fosse stato cancellato.

Voi, carissimi giornalisti, come ci ricorda il Papa, avete il non semplice compito, attraverso la comunicazione autentica di edificare, nell’umile ricerca della verità che fa veramente liberi.

Viviamo in un tempo in cui si respira aria inquinata.

Oltre che preoccuparci giustamente del peccato ecologico della nostra terra di Basilicata (ne parlerò stasera a conclusione del Sinodo Diocesano), si respira aria sofisticata nei rapporti umani. L’uomo deve ritornare necessariamente al centro dell’attenzione.

Una delle cose più diffuse che taluni usano magistralmente consiste nella sofisticata aberrazione del deepfake (Il deepfake è una tecnica per la sintesi dell’immagine umana basata sull’intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali, tramite una tecnica di apprendimento automatico, conosciuta come rete antagonista generativa.

È stata anche usata per creare falsi video pornografici ritraenti celebrità, ma può anche essere usato per creare fake news, bufale e truffe).

Papa Francesco incoraggia a far sì che la narrazione parli ‘di noi e del bello che ci abita’ aiutando ‘a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme’.

Abbiamo bisogno, è la sua esortazione, ‘di respirare la verità delle storie buone’.

Di certo ‘attraverso la memoria avviene la consegna di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione ad un’altra’.

La nostra storia, quella di questa città come quella di tutta la Basilicata, ci dice che in mezzo a tanti problemi e sofferenze che hanno cercato di schiacciarla attraverso ingiustizie, disprezzo, vergogna, umiliazioni di ogni genere, oltre che sopportare ogni forma di calamità naturali, è ricca di tanti uomini e donne ed eventi che l’hanno portata a reagire e rinascere sempre senza mai cedere al triste destino della rassegnazione.

A partire dalla nostra storia fatta di eventi e uomini di cultura, di contadini coraggiosi, amanti di questa terra, di uomini e donne capaci di innaffiare con il proprio sudore e le proprie lacrime i campi coltivati; di giovani sempre pronti a reagire ad ogni forma di umiliazione, noi oggi abbiamo il dovere di aiutarci a stare in piedi insieme.

Questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è importante perché ‘ci ricorda inoltre che ogni racconto nasce dalla vita, dall’incontro con l’altro.

La comunicazione è chiamata dunque a mettere in connessione, attraverso il racconto, la memoria con la vita.

Gesù faceva ricorso alle parabole per comunicare la forza vitale del Regno di Dio, lasciando agli ascoltatori la libertà di accogliere questi racconti e riferirli anche a se stessi».

Abbiamo tutti il sacrosanto dovere di impegnarci, ognuno nel suo campo, affinché ci sia quel cambiamento di rotta che ci permetta di navigare per raggiungere altri traguardi così come sono stati capaci i nostri padri.

In tal senso, come dice il Papa, siamo chiamati a fare della comunicazione uno strumento per costruire ponti, per unire e per condividere la bellezza di quello che siamo realmente, proprio perché questo tempo è segnato da divisioni, conflitti d’interessi, contrasti, di gente che vende fumo.

Chiudo con quest’ultimo pensiero di Papa Francesco che dice: ‘La forza di una storia si esprime nella capacità di generare un cambiamento.

Un racconto esemplare ha una forza trasformativa.

Lo sperimentiamo quando ci confrontiamo, attraverso il racconto, con le vite dei santi.

Un punto che, ultimamente, il Santo Padre ha ripreso rivolgendosi al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, quando ha esortato a comunicare la ‘grande ricchezza’ offerta dalla testimonianza di vita dei martiri’.

Vi ringrazio per quanto fate, per l’amore che manifestate per questa nostra terra, per la forza che siete capaci di comunicare, affinché la rassegnazione, l’apatia e la paura di non farcela lasci il posto ad una seria progettualità, attorno ad un tavolo di idee, per un bene che superi quello personale o di parte.

Questa terra ha tutte le potenzialità per guardare avanti fiduciosa.

La stessa Matera 2019 non deve restare nella memoria storica come una data di eventi e celebrazioni, ma come una strada tracciata che conduce in ogni posto del mondo per dare e ricevere, mettendo da parte ogni sterile litigiosità”.