Al grido di “Chi c fa a guerra nun ten pietá!” gli Anonymous hanno messo a segno un altro colpo, a farne le spese la Regione Basilicata.
Gli hacker attivisti si sono introdotti nei database regionali di giunta, consiglio, azienda regionale di promozione turistica e in quelli dei comuni della Val D’Agri, per denunciare lo sfruttamento petrolifero del territorio e il suo inquinamento.
L’azione rientra nella campagna per i diritti dell’ambiente e degli agricoltori da loro denominata #OpGreenRights.
Come si legge su Repubblica:
“Oltre ad avere pubblicato su una lavagna volante (zerobin) le tabelle dei database amministrativi – quello della giunta regionale ha 250 entries -, hanno deciso di divulgare anche nomi, cognomi, login, password ed email di chi li amministra.
Centinaia di record in chiaro che si spera vengano subito protetti, vista la pessima abitudine di usare le email di lavoro per registrarsi a servizi ludici dei social network spesso senza cambiare password, ma che nel caso degli operatori lucani sono sovente uguali al nome del servizio o del settore a cui permettono l’accesso.
Una vera manna per gli hacker criminali che volessero sabotare i siti e ricattarne gli operatori.
Nei database della giunta pubblicati online c’è anche l’elenco di 198 aziende lucane, con nome, email, telefono, sito web, partita Iva e codice fiscale; la lista di una trentina di Uffici per le relazioni col pubblico con tanto di fax e telefoni: l’elenco del personale amministrativo e le informazioni anagrafiche dei visitatori degli uffici regionali.
Tra i dati divulgati ci sono poi login e password dei siti istituzionali di alcuni comuni direttamente interessati ai danni derivanti dall’estrazione petrolifera come Pietrapertosa, Rionero in Vulture, Missanello, San Martino d’Agri e Nova Siri”.
Ecco i motivi alla base dell’azione indicati in una lettera pubblicata, in data 14 Febbraio, sul loro blog ufficiale:
“Anonymous Italia oggi porta la propria attenzione sull’ennesimo scempio, disastro, ecatombe, tutto firmato dall’italiana ENI.
In un mondo in cui non si fa che parlar di innalzamento delle temperature, inquinamento di tutti i generi, innalzamento delle acque etc., invece di concentrare le forze e risorse su nuovi sistemi con un minore impatto ambientale, i signori del petrolio continuano avidamente ad aumentare i loro profitti come se non facessero parte anche loro di questo pianeta.
Ma la cosa più sconcertante che ci chiediamo è: dov’è finito il popolo Lucano?
Dove si sono addormentati i “Briganti”? Dov’è finito quell’orgoglio di una Basilicata che anni fa tutta si mobilitò contro il sito unico di scorie nucleari a Scanzano?
Noi ci ricordiamo ancora la strada 106 inondata di gente di tutte le età, a marciare uniti contro quella “pena di morte” che lo Stato stava imponendogli. In un’area dove è già presente il centro nucleare di Rotondella anch’esso già noto per aver scaricato scorie nel Mar Ionio poco distante.
Di fronte al silenzio e all’ignavia di tante istituzioni e amministrazioni, anche locali, alcuni sindacati tacciono e propongono la solita ricetta consenziente e consunta di nuovi accordi con le multinazionali, per assicurare qualche misero e precario posto di lavoro, e qualche tessera, sacrificando la salute, l’ambiente e gli ecosistemi, la democrazia, i diritti e il futuro dei pochi lucani che ancora resistono, mentre è ripresa una preoccupante emigrazione.
Come si fa a tacere, a non rivoltarsi, a lasciar uccidere in modo così evidente un territorio e una popolazione, con il ricatto che non ci siano altre possibilità di economia per questi luoghi?
Non crediamo affatto in una transizione energetica governata dalle multinazionali, ma siamo convinti che solo una riconversione ecologica complessiva, democratica e governata dei territori e dalle comunità locali, possa condurci fuori dalla profonda crisi sistemica nella quale ci ha sprofondati questo sistema capitalista dominante.
Sappiamo che non sarà questo post, e nemmeno la nostra azione a fermare questa devastazione, ma almeno potremmo aver la presunzione di poter dire che abbiamo agito in nome di un pensiero che dovrebbe essere comune per tutti quelli che credono che la possibilità di poter usare energie rinnovabili ci sia, e che dovrebbe essere portata avanti a qualsiasi costo se vogliamo veramente salvare noi stessi, le future generazioni e soprattutto il nostro pianeta!
La rivoluzione green propagandata dal Governo attuale e da quelli precedenti non ci incanta: è solo l’altra faccia della stessa medaglia, per concedere alla grande industria di continuare a produrre inquinamento e devastazioni (dalle grandi opere alle energie fossili, alla sovra-produzione di merci e cibi inutili e dannosi) e, ovviamente, un’immensa quantità di rifiuti su cui fare altri immensi profitti”.