“L’emergenza Covid 19 ha messo ancora più in evidenza il problema della carenza delle infrastrutture informatiche che riguarda molte realtà del Paese, ma che rischia di accrescere le disuguaglianze specie a livello scolastico.
A pagarne le conseguenze sono ancora una volta le regioni del Mezzogiorno”.
È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, che chiede un intervento immediato del governo regionale per le scuole lucane:
“La fotografia scattata dall’ultimo rapporto ISTAT “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” è allarmante.
La percentuale di famiglie senza computer supera il 41,0% nel Mezzogiorno, con Calabria e Sicilia in testa (rispettivamente 46,0% e 44,4%) ed è circa il 30,0% nelle altre aree del Paese.
La Basilicata si colloca con il suo 40% in una posizione leggermente migliore, posizionandosi al quinto posto nella classifica e come ultima regione del Sud, ma è evidente che il dato è fortemente condizionato dalla scarsa densità di popolazione.
Più elevata nel Mezzogiorno anche la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero di componenti: il 26,6% ha a disposizione un numero di pc e tablet per meno della metà dei componenti e solo il 14,1% ne ha almeno uno per ciascun componente.
Viceversa, nelle regioni del Nord la proporzione di famiglie con almeno un computer in casa è maggiore. In particolare a Trento, Bolzano e in Lombardia oltre il 70% delle famiglie possiede un computer, e la quota supera il 70% anche nel Lazio.
In Basilicata, secondo l’ufficio scolastico regionale, l’86% delle scuole fa didattica a distanza e di queste solo la metà usa piattaforme avanzate.
Bisogna poi aggiungere che nella nostra regione una notevole quantità di studenti si connette utilizzando smartphone, con limiti tecnici notevoli.
È quindi facilmente immaginabile che solo una metà degli studenti riesca a svolgere un’attività online avanzata.
Ovviamente i problemi maggiori si hanno nella scuola primaria e dell’infanzia dove, al di là del numero dei connessi, è più difficile con queste modalità garantire interazioni e partecipazione.
In un simile contesto è fondamentale un impegno straordinario da parte della Regione Basilicata ai fini di contenere quanto più possibile questo gap infrastrutturale.
Il decreto Cura Italia ha messo a disposizione della nostra regione oltre un milione di euro per la didattica ed è notizia di ieri di 6 milioni per l’edilizia scolastica, che certamente potranno servire a mettere in sicurezza le nostre scuole e adeguarle alle nuove esigenza quando si potrà tornare tra i banchi.
Intanto, però, è necessario impiegare subito le risorse messe a disposizione dallo Stato per la strumentazione digitale e trovare risorse aggiuntive al fine di ridurre il gap presente all’interno del nostro stesso territorio.
A oggi da parte del governo Bardi abbiamo sentito più volte di finanziamenti e agevolazioni per le imprese, i liberi professionisti, il turismo, per le famiglie in difficoltà economiche in termini di beni di prima necessità, ma non una parola sull’istruzione, con un vero e proprio vuoto che non è soltanto finanziario ma educativo.
In vista della fase di rientro nelle scuole e del ritorno alla didattica in presenza, sarà necessario garantire la sicurezza e il distanziamento spaziale in edifici scolastici che, allo stato attuale, non lo consentono.
Queste scelte non potranno essere improvvisate ed è necessario cominciare a pensarci ora, anche in integrazione con altri aspetti connessi alla fruizione scolastica, dalle mense ai trasporti.
La fascia in età scolastica, compresa l’infanzia, è completamente abbandonata a se stessa delegando completamente alla famiglia e alla scuola la gestione dell’emergenza.
Da anni parliamo di povertà educativa e quando la descriviamo non ci riferiamo soltanto alla povertà economica del nucleo familiare, ma a un insieme di fattori che, combinati tra loro, portano i ragazzi a vivere una condizione di marginalità: il contesto sociale, economico, abitativo, la possibilità di disporre di spazi accessibili, la carenza di servizi e di opportunità educative, la mancanza di una offerta culturale fruibile dai ragazzi (libri, musei, mostre), l’inesistenza di spazi dedicati allo sport, di edifici scolastici in buone condizioni e di tutti i servizi ad essi collegati (mensa, tempo pieno, apertura al territorio), l’impossibilità dell’accesso a internet e ai nuovi mezzi di comunicazione.
Serve dunque una risposta immediata da parte del governo regionale affinché si recuperi il tempo perduto con misure precise per l’istruzione, rimettendo al centro la funzione educativa e sociale delle scuole, l’insegnamento, le sue modalità e i bisogni di apprendimento delle nuove generazioni attraverso forti investimenti in tempo scuola, organici docenti e ATA, laboratori, edilizia scolastica e sicurezza”.