Ultimatum del governo ad Autostrade: ancora pochi giorni e se nel fine settimana non arriverà una proposta che tuteli l’interesse pubblico, sarà inevitabile la revoca delle concessioni.
Come riporta rainews:
“Si attende la proposta di Aspi.
La richiesta è sempre la stessa: serve una nuova proposta, ‘questa volta soddisfacente’, per tutelare sempre e soltanto l’interesse pubblico.
Partendo dall’assunto che le missive finora arrivate dalla controparte che gestisce gran parte delle strade italiane ‘non sono’ accettabili.
I punti nodali sono: taglio al tariffario sulla rete (di almeno il 5%), risorse compensative e sanzioni in caso di inadempimento per manutenzioni e controlli.
Senza questi elementi sul tavolo, si ribadisce dall’esecutivo, non si potrà interrompere la procedura di risoluzione delle concessioni.
L’ultimatum di Conte
‘O arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche‘, è la linea firmata Giuseppe Conte, stanco delle critiche di chi sostiene che il governo abbia tergiversato troppo sulla vicenda.
Dentro o fuori entro la prossima settimana insomma, per archiviare una grana che si protrae da troppo tempo.
Le stesse fonti fanno sapere nel prossimo Cdm sarà affrontata la questione Aspi.
Il pressing dei pentastellati
L’esito della trattativa non è scontato e nella maggioranza, pur se cresce il fronte pro-revoca, restano profonde divisioni.
La sentenza della consulta, che ha giudicato non illegittima l’esclusione di Aspi dalla ricostruzione, ha compattato e reso più forte il ‘partito’ della revoca e dato maggiori strumenti, anche giuridici, a chi continua a chiedere a gran voce che ‘i Benetton non gestiscano più le nostre autostrade’, come fa il 5s Stefano Buffagni.
Luigi Di Maio in serata è durissimo: ‘non dobbiamo avere paura di prendere decisioni nette‘ dice il ministro degli esteri.
I dem possibilisti
Anche tra i dem, finora sempre cauti, si fa strada l’ipotesi di chiudere il rapporto con la società controllata da Atlantia: ‘revocare la concessione ad Aspi non è impossibile‘ si spinge a dire sottosegretario all’ambiente, Roberto Morassut, precisando che però ‘occorre una forte attrezzatura giuridica e formale, perché il rischio contenzioso a danno dello stato è elevato‘.
L’alternativa resta una ‘revisione radicale della concessione’, strada che ancora oggi sarebbe caldeggiata da alcuni ministri Pd.
Resta la contrarietà di Iv.
Salvini aspetta il parere legale
E’ intervenuto anche il leader della Lega su La7: ‘Su Autostrade vorrei solo che scegliessero, ma uno dice bianco, l’altro dice nero. Intanto questo blocco sta sequestrando la Liguria. Ora abbiamo una scelta giuridica, ora bisogna avere i pareri legali: se ci sono gli estremi revochi, altrimenti proroghi. Io non ho il parere legale‘.
Autostrade: “No comment”
L’azienda dal canto suo non commenta quanto filtra dopo l’incontro con il Mit e gli amministratori delegati di Atlantia e Aspi, Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi lasciano il Ministero senza esporsi ai cronisti.
La vicenda è troppo delicata e la linea della holding è silenzio assoluto, almeno fino a quando non ci sarà una decisione definitiva sulla questione da parte dei rispettivi cda.
Sicuramente la decisione della Consulta è arrivata forte e quasi inaspettata, con il titolo di Atlantia che ha chiuso a Piazza Affari perdendo l’8,2% a 13,1 euro.
Il “sacrificio” di Benetton
Atlantia detiene l’88% di Aspi e si è sempre detta disponibile all’apertura a nuovi partner, purché di minoranza, ma ora che la Consulta ha rimescolato le carte, la società dovrà rivalutare la sua offerta, presentata all’inizio di marzo, e giudicata irricevibile e insufficiente dall’esecutivo.
Secondo alcune indiscrezioni Atlantia potrebbe anche accettare una diluizione della quota di Aspi fino a rinunciare al controllo attraverso un aumento di capitale. Tra le alternative, una prevede l’ingresso di Cdp e F2i, che costruirebbe un veicolo speciale, vale a dire un fondo d’investimento che potrebbe mettere sul tavolo 300-400 milioni, con alcune casse di previdenza.
Cdp potrebbe trasformare in capitale un po’ dei debiti che vanta con il gruppo.
Complessivamente potrebbero mettere sul tavolo 1,2 miliardi destinati ad acquistare il 50% di Autostrade per l’Italia, mettendo praticamente all’angolo la famiglia Benetton.
Un’altra quota potrebbe finire al fondo australiano Macquarie, specializzato negli investimenti in infrastrutture.
Se anche questa mediazione dovesse saltare, non resterebbe che la rottura del contratto e il ritiro della concessione.
Una strada che aprirebbe la porta a un contenzioso che potrebbe costare allo Stato fino a 7 miliardi”.