Ecco quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa:
“La straordinaria occasione del Next Generation Fund deve essere il motore propulsivo per una profonda ristrutturazione e rilancio dell’economia e dell’occupazione del nostro Paese.
Ma il rilancio della nostra economia, lo sappiamo bene, passa dal Sud.
L’esigenza di far ripartire il Mezzogiorno e di riattivare processi di convergenza dello sviluppo con il resto del Paese nasce dall’esigenza di far ripartire l’intera economia italiana.
In tal senso, il Next Generation Fund, approvato recentemente in sede europea, ci consegna uno strumento di straordinaria capienza finanziaria da affiancare in forma additiva alle risorse delle politiche di coesione che, peraltro, hanno beneficiato di un’altra decisione della Commissione Europea volta a congelare le risorse impegnate ma non spese che avrebbero dovuto essere restituite.
Ci si trova, quindi, in presenza di risorse che per la parte che può essere spesa sin da subito, senza cioè dover attendere che le procedure del Next Generation Fund o di altri strumenti (Sure, prestito Bei, ecc.), sono definitivamente operative e ammontano a 2,3 miliardi di prefinanziamenti di fondi strutturali che di norma avrebbero dovuto essere restituiti alla Ue, più altri 8,9 miliardi di fondi SIE ancora non impegnati, quindi liberi.
Senza contare i 36 miliardi del Mespandemico, cui dobbiamo accedere senza indugi, da impegnare nel settore sanitario.
In sostanza, sin da subito, abbiamo a disposizione circa 11 miliardi di fondi di coesione, più altri 36 vincolati al settore sanitario, da spendere in attesa che il Next Generation Fund si attivi.
Su tale ammontare di risorse immediato, senza aspettare le lunghe procedure di approvazione definitiva ed entrata in funzione del Next Generation Fund, la proposta che si avanza è quella di stipulare un Protocollo di Intesa fra il ministro del Mezzogiorno e le Regioni meno sviluppate dell’attuale ciclo di programmazione (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia) per il varo di alcuni programmi di coesione comuni, programmati da una Cabina di Regia Stato/Regioni, attuati da Autorità di Gestione incardinate nei Ministeri competenti e monitorati e controllati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Tali programmi di coesione comuni dovrebbero riprogrammare almeno il 50% delle risorse disponibili sui PON, i POR e gli strumenti attuativi del FSC per realizzare sul territorio delle 5 regioni a minor sviluppo un programma di coesione comune su servizi per l’infanzia e gli anziani, digitalizzazione a banda larga ultraveloce, ristrutturazione del sistema sanitario meridionale con investimenti sulla medicina territoriale e le cure domiciliari e di prossimità e l’innovazione tecnologica nel settore sanitario (domotica, telemedicina), un programma di sostegno all’accesso al credito delle PMI, alle start up innovative ed ai progetti di rete e di filiera.
Quando il Next Generation Fund sarà operativo, la proposta è quella di usare le risorse di tale fondo per investimenti che partano prioritariamente da Sud, con il ferreo rispetto della regola del 34%.
Si tratta quindi di circa 64 miliardi da destinare a un grande programma nazionale di rilancio del Mezzogiorno a regia congiunta Stato/Regioni che, prioritariamente, non si sovrapponga alle aree di intervento dei futuro programmi operativi 2021-2017, imperniato sul completamento della rete di alta velocità, realizzazione di reti ferroviarie di media velocità di tipo trasversale (diagonale Brindisi-Taranto-Matera-Potenza-Salerno), completamento dei progetti di ZES (piattaforma intermodale di Ferrandina), ammodernamento delle aree a destinazione produttiva, sviluppo di uno strumento finanziario a supporto delle iniziative imprenditoriali autoctone e all’incentivazione fiscale di investimenti esterni, riorganizzazione del sistema scientifico e accademico meridionale, varando grandi progetti di ricerca applicata ed industriale, sui settori più promettenti (biotech, farmaceutica, micromeccatronica, nuovi materiali, cibernetica, chimica verde, energia) da affidare a reti di università e imprese localizzate a Sud nella logica della creazione di piattaforme tecnologiche territoriali e di cluster innovativi”.