Le temperature registrate in questi primi otto mesi dell’anno fanno del 2020 fino ad ora come il più bollente mai registrato in Europa da 112 anni con un anomalia di addirittura 2,1 gradi rispetto alla media.
Anche in Italia si accentua la tendenza al surriscaldamento con il 2020 che è stato fino adesso di oltre un grado (+1,01 gradi) l’anno più caldo della media storica, al quarto posto dal 1800, sulla base dell’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.
Gli effetti sono evidenti anche in Basilicata dove i principali invasi contengono attualmente circa 250 milioni di metri cubi di acqua, 50 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
È quanto fa sapere Coldiretti Basilicata che prosegue:
“In particolare è nell’invaso di Monte Cotugno che si registra il calo maggiore, con 41 milioni di metri cubi in meno rispetto ad un anno fa.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima servono opere strutturali per raccogliere l’acqua nei momenti più piovosi creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua, ma occorrono anche interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque.
Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare.
Gli effetti delle alte temperature sono evidenti anche in agricoltura.
Il vino con il caldo è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche rispetto alla tradizionale partenza di settembre.
Una evidente tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.
Il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.