Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa ad opera della FPCGIL e SPI CGIL Potenza, SPI CGIL Basilicata sulla condizione in cui versano le case di riposo in questo periodo d’emergenza e relative proposte per arginare il problema:
“Quanto continua a verificarsi nelle case di riposo della Basilicata è inaccettabile.
Ogni giorno il bollettino ci consegna nuove vittime.
I focolai nelle residenze per anziani di Marsicovetere (PZ), Brienza (PZ) e Accettura (MT) ci preoccupano e non poco.
Riteniamo che il confronto con il governo regionale sia ormai improrogabile; pretendiamo certezze sulla sicurezza delle case di riposo e delle rsa, nonché sui protocolli necessari a proteggere utenti e lavoratori.
Dallo scorso mese di Marzo a oggi avremmo dovuto imparare a gestire la pandemia, attraverso l’utilizzo corretto e continuativo di dispositivi di protezione individuale, implementando le procedure e i protocolli da rispettare per contenere l’infezione, attivando screening sistematici per i lavoratori, mentre sembra che si sia solo abbassato il livello di guardia, circostanza che sta mettendo il covid in condizioni di colpire duramente e diffondersi.
Non sono bastati i nostri ripetuti appelli al governo regionale e alle autorità sanitarie da Marzo a oggi e addirittura ancora prima della pandemia.
Il covid ha solo palesato le nostre fondate preoccupazioni più volte denunciate ma purtroppo smentite dai gestori di queste strutture.
Alcune di queste, è il caso di Marsicovetere (PZ), operavano nell’irregolarità, ospitando più persone di quante ne erano autorizzate e addirittura non autosufficienti pur non avendo né mezzi né personale adeguato.
A chi spettano i controlli?
Al Comune, all’ASP, alla Regione?
Qual è il motivo per cui non si fanno?
Diciamo basta ad interventi regionali utili solo ad accontentare qualche interesse di parte.
Servono linee guida per gli accreditamenti, con una legge regionale che non guardi solamente ai requisiti strutturali, ma valorizzi la qualità del lavoro, stabilisca dotazioni organiche al di sotto delle quali non si possa scendere.
È indispensabile e imprescindibile la formazione degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza e il rispetto dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
La gestione dei servizi alla persona non può essere lasciata ai singoli territori, creando disuguaglianze tra i fruitori del servizio e di riflesso tra i lavoratori, minando ancor più la tenuta dei livelli essenziali di assistenza e del welfare locale.
Occorre ricostruire un sistema di welfare e di convivenza sociale fondato sul diritto a vivere in modo autonomo e libero, possibilmente a casa propria, e comunque contrastando la tendenza a istituzionalizzare le persone anziane e disabili superando le forme di ‘residenzialità pesante’ a favore di nuove forme di assistenza domiciliare e di welfare di comunità, che avrebbero un duplice effetto: miglioramento della qualità di vita delle persone anziane e aumento dell’occupazione.
Non possiamo aspettare altre morti prima di approntare un piano organico di assistenza alle persone anziane.
Non possiamo più permettercelo”.