Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma della Segretaria Generale FPCGIL Potenza, Giuliana Pia Scarano, e del Segretario Generale SPI CGIL Potenza, Pasquale Paolino:
“Siamo profondamente preoccupati per i nuovi contagi emersi nella casa di riposo di Calvello, che seguono di pochi giorni l’importante focolaio scoppiato nella casa di riposo San Vincenzo De Paoli di Melfi, quello della struttura Sant’Anna di Lavello e quelli di Brienza e Marsicovetere.
I contagi che stanno emergendo dagli screening mettono in luce la necessità, non più procrastinabile, di richiamare a responsabilità i sindaci, le aziende sanitarie e la Regione che devono verificare con costanza e attenzione che le strutture rispettino le regole previste dal protocollo anti-Covid.
L’attività di prevenzione non si può ridurre all’effettuazione dei tamponi, anche se a tappeto. La recrudescenza del virus e i dati in continua crescita, con sempre più pazienti e operatori contagiati e tanti anziani deceduti, impongono regole e controlli ancor più stringenti sulle case di riposo, case alloggio e rsa, nonché la verifica sull’effettivo rispetto dei protocolli di sicurezza per proteggere i più fragili e gli operatori.
Come abbiamo sempre denunciato e sollecitato non ci si può limitare alla mera autorizzazione legata al rispetto di requisiti tecnici e strutturali, servono linee guida stringenti per gli accreditamenti e una legge regionale che valorizzi la qualità del lavoro e stabilisca dotazioni organiche e figure professionali necessarie per l’assistenza, al di sotto delle quali non si può scendere definendo standard di qualità sostanziali e non formali.
Continuiamo a sottolineare che è indispensabile e vincolante la formazione degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza ed il rispetto dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, nonché l’attivazione di controlli periodici da parte degli enti locali e delle aziende sanitarie sulle strutture per il rispetto delle norme.
Ognuno deve fare la propria parte e assumersi le proprie responsabilità, anche quando queste sono impopolari.
I sindaci, in ogni momento, devono svolgere appieno il loro compito di controllo, avvalendosi della polizia municipale, ma anche, nel caso, della collaborazione dei Nas dei Carabinieri.
Il sindaco, quale autorità sanitaria locale, primo responsabile della salute dei cittadini, ha il potere di chiedere l’intervento dell’Asp, di sospendere l’attività e, addirittura, di chiudere una struttura e farne trasferire gli ospiti.
Il Covid-19 ha drammaticamente portato alla ribalta la popolazione anziana.
Fin dalle prime notizie mediche e mediatiche relative alla nuova emergenza, una delle poche certezze condivise da tutti in merito a questo virus ha sempre portato in evidenza proprio l’elevato rischio a carico delle persone più deboli, portando in primo piano l’estrema vulnerabilità delle persone anziane e non solo di quelle affette da importanti patologie preesistenti e concomitanti.
Ha messo sotto i riflettori ciò che può succedere nei luoghi di cura comunitari ogni volta che si diffonde una malattia contagiosa.
Ha imposto un isolamento sociale pesante basato su un confinamento e una immobilizzazione prolungata.
Oggi più che mai occorre ripensare e costruire un sistema di welfare che superi per le persone anziane e disabili le forme di residenzialità pesante a favore di nuove forme di assistenza domiciliare e di welfare di comunità e prossimità, valorizzando la possibilità e il diritto della quarta età a vivere in modo autonomo e libero, possibilmente a casa propria, sconfiggendo al contempo muri, solitudini e fragilità”.