In Basilicata sono circa 22.000 e in gran parte migranti, i braccianti assunti nel 2020 nonostante la pandemia.
A renderlo noto è Pietro Simonetti, componente del Tavolo anti-caporalato al MISE, dopo la conclusione della Conferenza internazionale per la promozione del lavoro dignitoso in agricoltura.
Ecco la situazione descritta da Pietro Simonetti:
“É emerso che in Italia oltre 260.000 lavoratori, in maggioranza migranti, sono attualmente sfruttati anche dal caporalato mentre 180.000 migranti, per effetto dei decreti Salvini, si trovano in gravi condizioni per l’esclusione dai centri di accoglienza e per la perdita dei permessi di soggiorno provvisori e quindi preda anche della criminalità organizzata.
L’Ispettorato Nazionale del lavoro ha riferito dei 682 interventi effettuati Luglio-ottobre nei territori del Mezzogiorno, interessati dai progetti SU.PRI.ME e non solo, sono stati controllati 4018 posizioni lavorative, di cui 2700 migranti, con tasso di irregolarità pari al 51,75.
Trenta le aziende coinvolte, 41 persone denunciate e 398 lavoratori vittime di caporalato.
In Basilicata sono stati effettuate tre importanti operazioni di contrasto ai caporali e alla criminalità organizzata.
Dal 1 Gennaio a Novembre 2020, nonostante il Covid, sono stati assunti in Basilicata 22.072 lavoratori braccianti, il 60% migranti dei quali 8000 nel Metapontino e 2000 nell’area Melfese-Bradano.
Nel corso della conferenza la Commissione UE ha raccomandato la piena applicazione delle norme e degli interventi emergenziali finanziati anche con il Pon Legalità che in Basilicata riguardano anche Scanzano Jonico (MT), Venosa (PZ), Lavello (PZ) e Palazzo San Gervasio (PZ)”.