Gianni Antenore, materano, ingegnere Civile Esperto in Edilizia Scolastica e Sicurezza del Lavoro già Docente di Costruzioni presso Istituti Statali per Geometri ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte e alla Ministra dell’Istruzione On.le Dott.ssa Lucia Azzolina intitolata: “Totem ingannevole delle scuole sicure”.
Ecco quanto scrive:
“Premesso che (a mio giudizio) le Scuole, in particolare, i Licei e gli Istituti della Secondaria Superiore potevano e dovevano restare aperti, ma a ‘condizioni’ che, invece, non sono state né ‘programmate’ alla fine del lockdown, né ‘assicurate’ alla riapertura, cioè all’avvìo del nuovo anno scolastico, ritengo che sia assolutamente necessario fare chiarezza proprio sul concetto di ‘sicurezza’ nelle Scuole, ai fini della protezione dal rischio epidemiologico.
Certamente sono mancati proprio quei provvedimenti e quelle azioni significative che, tempestivamente assunti, avrebbero consentito di riaprire e tenere aperte le Scuole senza soluzione di continuità.
In particolare, alla fine del lockdown: il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico, la predisposizione dei sistemi di tracciamento della popolazione scolastica, la fornitura di termoscanner agli Istituti, nonché, in vista della prevedibile Didattica a Distanza, la realizzazione delle infrastrutture di connettività veloce nei territori carenti, la dotazione di Lavagne Interattive Multimediali nelle aule scolastiche, l’assegnazione alle Scuole di device e supporti tecnici per il collegamento telematico, a disposizione degli Studenti, l’istituzione di corsi di formazione sulla DAD per i Docenti; e successivamente, ad inizio d’anno scolastico: essenzialmente la riorganizzazione dell’attività didattica e degli orari, per lo scaglionamento degli ingressi e l’alternanza delle presenze in classe degli Allievi, l’ampliamento e l’integrazione degli organici del Personale.
Sentire da più ‘voci’ che le Scuole (nelle ‘condizioni’ in cui la maggior parte delle stesse si sono trovate sin dall’inizio dell’anno scolastico) sono ‘il luogo più sicuro’ rispetto alla minaccia del coronavirus fa veramente accapponare la pelle!!!
A parte alcune fondamentali misure che i Dirigenti Scolastici, con i loro Collaboratori, hanno rigorosamente adottato con encomiabile impegno (scelta accurata delle aule scolastiche per le diverse classi, in funzione del numero degli allievi; individuazione di percorsi differenziati di entrata-uscita; installazione della segnaletica di riferimento, con cartelli indicatori e segnatura a terra ; erogatori di gel igienizzante in postazioni prestabilite; sanificazioni di locali e arredi ; definizione e pubblicizzazione delle ‘regole di comportamento’ per tutti gli Operatori), la situazione delle aule scolastiche è rimasta immutata, non essendo stato evidentemente possibile, nella quasi totalità dei casi, realizzare modifiche e ampliamenti.
In tali condizioni, in mancanza di un una rimodulazione organizzativa dell‘orario scolastico e della presenze in classe, le aule hanno continuato ad ospitare un numero di allievi, comunque, troppo elevato per poter garantire il mantenimento di una congrua distanza di sicurezza!
E la Ministra, nelle sue direttive, anziché attivare le opportune scelte alternative (es. scomposizione delle Classi in Gruppi, con conseguente alternanza settimanale, per ciascun Gruppo, di didattica in presenza e a distanza; eventuali doppi turni di frequenza), per le quali non vi era stata, durante i mesi trascorsi da Marzo e Settembre, alcuna adeguata preparazione e predisposizione di ‘mezzi’ e ‘risorse’, ha finito per ripiegare su un banale quanto insensato compromesso, del tutto inaccettabile e pericoloso: portare d’ufficio (con l’incredibile avallo del Comitato Tecnico Scientifico) la distanza reciproca di sicurezza (fra gli alunni) ad 1.00 metro, senza neppure l’obbligo di indossare, da seduti, alcun tipo di mascherina protettiva, giustamente ritenuta inopportuna!!!
Se la distanza di sicurezza è, per definizione, la distanza minima (misurata linearmente da bocca a bocca) che deve essere mantenuta rispetto ad ogni altra persona, per evitare il rischio di contagio, anche qualora l’altra persona sia eventualmente Covid-19, vuol dire che, secondo le indicazioni ministeriali, la presenza di un alunno in classe non mette a rischio gli altri allievi, che non avrebbero nulla da temere, se, pur senza mascherina (da fermi), mantengono una distanza (bocca a bocca) dal primo di almeno …un metro !?!?!
C’è veramente qualcuno che possa credere ragionevolmente che 25-30 ragazzi siano ‘in sicurezza’, nell’accezione appena definita, restando per 5-6 ore all’interno di un’aula scolastica chiusa (di trenta metri quadrati), senza mascherina protettiva, osservando semplicemente una distanza interpersonale (bocca a bocca) di un metro, pur riuscendo inverosimilmente a mantenere ‘fissa’ e ‘invariabile’ tale distanza per un’intera mattinata (senza mai avvicinarsi né voltarsi verso i compagni dei banchi vicini e comunque senza tossire né starnutire …) ?!?
Eppure proprio il Comitato Tecnico Scientifico nazionale, nella riunione del 31 Agosto (Verbale N. 109) aveva chiarito che si può stare in classe senza mascherina ‘in condizioni di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro», come se le condizioni di staticità (‘teste ferme’) potessero mantenersi, da parte degli alunni, per 5-6 ore al giorno e comunque il distanziamento di 1 metro, senza dispositivi di protezione individuale, fosse una garanzia contro il rischio di contagio…e solo il 9 Novembre scorso, con nota del Capo Dipartimento Istruzione, in applicazione del DPCM 3 Novembre 2020, si è sancito l’obbligo dell’uso della mascherina, anche quando gli alunni sono seduti al banco, indipendentemente dalle condizioni di distanza.
Se poi si considera anche la possibile trasmissione del virus via aerosol, a causa della prolungata permanenza quotidiana nell’aula (solo in parte neutralizzabile attraverso ripetute areazioni dei locali), allora si comprende come, in tali condizioni, la Scuola, lungi dall’essere un ‘luogo sicuro’ per i Nostri Studenti, diventa un ‘ambiente a rischio’ di trasmissione e diffusione del contagio (eventualmente ‘portato in classe’, anche in conseguenza degli spostamenti casa-scuola nei mezzi di trasporto pubblici sovraffollati!).
Si deduce che le ordinarie aule scolastiche, se in passato erano in grado di ospitare (più o meno comodamente, già alla distanza reciproca di un metro) 25÷30 allievi, non possono, in una situazione pandemica di particolare gravità, che contenerne meno della metà, al fine di assicurare un distanziamento fisico fra gli allievi di almeno 2÷3 metri, cioè più del doppio della distanza attualmente prescritta.
È altrettanto evidente che tutto questo comporta una seria assunzione di responsabilità che, se fatta propria dalla Ministra, avrebbe già consentito probabilmente di tenere la scuola ‘aperta’ con continuità sin dall’inizio dell’anno scolastico, e -comunque-, in previsione della riapertura di Gennaio, consentirebbe, in qualunque realistico scenario futuro, di svolgere compiutamente l’anno in corso (fino a Giugno), in una condizione di maggiore sicurezza sanitaria, scongiurando l’eventualità di nuove pregiudizievoli interruzioni dell’attività didattica programmata, che finirebbero per suscitare ulteriore inquietudine’ e ‘smarrimento’ tanto nel corpo docente quanto nelle famiglie e nella popolazione studentesca.
Invito pertanto il Presidente del Consiglio dei Ministri e la Ministra dell’Istruzione -in primis- a riformulare, almeno per la Scuola Secondaria Superiore, la proposta avanzata (con DPCM 03.12.2020) per la riapertura delle Scuole il 7 Gennaio 2021, che prevede il ritorno a scuola, per tale data, con la didattica in presenza al 75% [!?!].
Per quanto precede infatti, scontato il più che opportuno e necessario ‘rientro in classe’, occorre definire con chiarezza un Piano per la Scuola, che, pur in una grave situazione di crisi pandemica, sappia coniugare e salvaguardare massimamente la salute e la sicurezza di Studenti e Operatori, unitamente al ‘migliore possibile’ percorso educativo e formativo, da realizzare entro la fine dell’anno scolastico.
La sicurezza non può che essere collegata al rispetto delle ben note regole, tanto declamate, fra cui l’ imprescindibile distanziamento di almeno 2-3 metri (senza o con mascherina protettiva) fra gli allievi in classe, con la conseguente ineludibile decisa riduzione (in generale, a metà) del numero delle presenze contemporanee in aula (o in laboratorio).
Le Classi fino a 12-15 allievi, allocate in aule di dimensioni ordinarie, potrebbero continuare a svolgere in via esclusiva la didattica in presenza, potendo gli stessi allievi trovare sistemazione nei banchi alla predetta distanza di sicurezza.
Le altre Classi, con un numero maggiore di allievi, dovrebbero essere invece divise n due Gruppi-classe e organizzate in due turni, con alternanza settimanale di lezioni in presenza e a distanza (ogni metà-classe segue le lezioni on line, quando l’altra metà è a scuola, scambiandosi settimanalmente).
Agli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali sarà consentito di continuare permanentemente la didattica in presenza.
Con tale soluzione, agevole anche sotto il profilo organizzativo (non dovendosi neppure modificare l’orario settimanale delle lezioni già definito), in ogni Istituto, la popolazione studentesca si ridurrebbe quotidianamente alla metà, con l’ulteriore notevole (e determinante) vantaggio del netto alleggerimento della presenza degli Studenti nei mezzi di trasporto pubblico (che rappresenta uno dei principali elementi critici e problematici, ancora irrisolti, della lotta alla diffusione pandemica !).
Sotto il profilo didattico-educativo tale scelta (sebbene particolarmente impegnativa per i Docenti, che dovranno coordinare il Gruppo-classe in presenza e rapportarsi ad un tempo col Gruppo-classe a distanza) consentirebbe altresì di soddisfare utilmente le esigenze formative, declinando e articolando in modo opportuno i diversi ‘momenti’ dell’attività curricolare (lezione, approfondimento, recupero, verifiche, valutazione).
Qualunque altra soluzione, che non affronti e risolva integralmente il problema del distanziamento corretto fra gli alunni in classe (comunque maggiore di 2 metri) e, quindi, la necessità di ridurre congruamente la presenza contemporanea degli alunni nella stessa aula (o laboratorio), non può essere accettata, in quanto non conforme ai canoni di sicurezza !
La stessa proposta governativa della «didattica in presenza al 75%», peraltro -non solo- ‘fumosa’ e generica nella stessa formulazione, ma soprattutto inutilmente problematica nella sua applicazione pratica (o addirittura ‘ingestibile’ sul piano operativo, sebbene astrattamente modulabile, con ‘alchimistici’ e ‘cervellotici’ criteri organizzativi) non è, né può essere resa funzionale e confacente alle predette esigenze di sicurezza (corretto distanziamento in classe e riduzione del ‘carico’ di studenti viaggiatori nel trasporto pubblico).
Pertanto auspico, in conclusione, che la Ministra e il Governo, seriamente motivati nel dare priorità e rilevanza alla riapertura in presenza delle Scuole, in considerazione dell’elevato e imprescindibile valore pedagogico, formativo e sociale, riconosciuto alla ‘Comunità Scolastica’, proprio grazie alla molteplicità di stimoli, esperienze ed opportunità culturali umane e relazionali, che si attivano ‘al suo interno’, ripensino la proposta originaria (75%), che rischia peraltro di diventare ‘impraticabile’ anche in caso di un nuovo ‘picco epidemico’, costringendo la Scuole a ulteriori sospensioni e chiusure, e sappiano operare, anche alla luce delle riflessioni svolte, scelte univoche, intelligibili e coerenti, più semplici ed efficaci sul piano della gestione attuativa, da parte delle Istituzioni scolastiche, più attendibili e risolutive in termini di resilienza e di sicurezza sanitaria, più valide e capaci di assicurare un ‘orizzonte temporale’ certo, proiettato sull’intero anno scolastico”.