Riceviamo e pubblichiamo una nota del Dott. Erasmo Bitetti, segretario SIMG Matera (Società Italiana di Medicina Generale):
“Nella corsa al regalo di Natale il più gradito quest’anno, che sia da fare o sia da ricevere, è il test per coronavirus, non importa quale, basta che serva a testare qualcosa!
Il mercato detta legge anche qui: se il test sierologico (in media 30 euro) è alla portata di tutti, il test rapido (sui 50 euro) è per la classe media, il test molecolare (90 euro) di sicuro per i più ricchi.
In questa fiera del fai da te c’è chi si affida al consiglio dell’amico, chi alla pubblicità sui social, pochi al consiglio del medico.
Pensando che un test da solo non basti e che il regalo vada fatto in grande, qualche paziente è venuto a chiederci la ricetta di “tampone molecolare, tampone rapido e test sierologico”!
Ma quando, come e a chi fare ciascuno dei test disponibili?
Nel diluvio di numeri che ogni giorno ci piovono addosso questa domanda non sembra trovar posto, al massimo interessa quella circa l’affidabilità dei test.
A questo riguardo sono solito spiegare che i test sono affidabili, intendo che tutti lo siano, quanto un ombrello: l’ombrello serve a ripararci dalla pioggia ma non sarà “affidabile” se usato quando c’è il sole o dopo che ha smesso di piovere!
Ombrelli e test non sono tutti uguali: ne esistono di grandi, meno pratici ma che riparano meglio, e portatili, da borsetta, comodi ma meno efficaci.
Ogni test ha indicazioni e tempi precisi di utilizzo che, semplificando, possiamo così riassumere.
Il test molecolare (mediante tampone) è il top per la diagnosi di infezione in atto, può essere eseguito subito nei pazienti con sintomi ma non prima di 2-3 giorni dal contatto a rischio.
I test antigenici rapidi (mediante tampone) andrebbero riservati agli screening di massa (in aeroporti, porti, scuole) perché in grado di individuare solo una parte dei positivi (dal 40 all’80% a seconda dei kit utilizzati) e non prima di 3-5 giorni dal momento del contagio.
I test sierologici (su prelievo di sangue venoso o capillare) non servono per fare diagnosi ma solo per individuare quanti hanno avuto l’infezione nel passato e che dunque possono considerarsi guariti e vaccinati in modo naturale. Gli anticorpi contro il coronavirus sono rilevabili non prima di 10-15 giorni dal momento del contagio: da quel momento in poi il virus non è più presente ed entrambi i tamponi, salvo poche eccezioni, risulteranno negativi.
Utilizzare i test rapidi al posto dei molecolari per la diagnosi di infezione da coronavirus, come sta avvenendo in molte regioni per iniziativa di amministratori locali ed associazioni di volontariato, per di più senza il coordinamento di un board scientifico, rischia di farci fare un pericoloso passo indietro nella lotta alla pandemia.
In Francia hanno creato dei centri pubblici per l’esecuzione dei test molecolari, eseguibili gratis e per qualunque indicazione previa prenotazione via internet; i test antigenici rapidi, eseguibili in farmacia, sono lì suggeriti solo per lo screening iniziale di persone con sintomi influenzali; in caso di positività è previsto il test molecolare di conferma.
In Italia filtra l’indiscrezione che il CTS si appresti a considerare diagnostico il test rapido quando positivo, abolendo l’obbligo del test molecolare di conferma.
È esattamente il contrario di quanto raccomandato dal Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie che propone il test di conferma per tutti i test rapidi, in ragione dell’alto numero di falsi negativi.
Bisognerebbe smettere di dare i numeri ed iniziare a parlare di questo”.