Bernalda, scuola: “sia data facoltà di scelta tra didattica a distanza e in presenza”. Mamme scrivono a Bardi, Cupparo e Sindaco Tataranno

La ripresa delle attività scolastiche dopo le festività non mette tutti d’accordo.

Questi i dubbi sollevati da alcuni genitori di Bernalda (MT) in una lettera indirizzata:

  • al governatore della regione Basilicata, Vito Bardi;
  • all’assessore alle Attività Produttive, Francesco Cupparo;
  • al Sindaco di Bernalda, Domenico Tataranno.

Questo il testo integrale della missiva:

“Siamo un gruppo di genitori di alunni dell’Istituto Comprensivo Pitagora Bernalda.

In questa sede non intendiamo assolutamente polemizzare, ma chiedere con assoluta democraticità nonché legittimità la possibilità di scegliere la didattica a distanza, in costanza di emergenza da covid 19, nell’ipotesi in cui si decida la riapertura delle scuole.

In questo lungo periodo emergenziale noi genitori siamo attanagliati da dubbi ed incertezze perché il nostro principale obiettivo è tutelare, salvaguardare e proteggere i nostri figli.

I bambini hanno bisogno di sicurezza, di spiegazioni semplici e chiare che possano essere ricondotte alla loro percezione del mondo.

Dobbiamo stare attenti a non essere incoerenti, non possiamo dire ‘non è nulla’ e poi chiedergli di non avvicinarsi ai compagni e alle maestre per evitare ‘il mostro’, per poi chiudere la scuola ogni volta che c’è un contagio e sottoporli alla procedura del tampone ed alla successiva, estenuante, attesa dell’esito.

Gli stiamo insegnando a guardare il prossimo come il nemico da evitare, gli stiamo insegnando che la scuola non è più socialità, non è più condivisione.

Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico afferma: ‘Il Comitato sottolinea l’importanza, soprattutto nell’attuale emergenza pandemica, di ridurre al minimo indispensabile le misure che più ricadono sui bambini con conseguenze negative, dedicando una specifica attenzione all’interesse del minore quale criterio etico-giuridico fondamentale per la valutazione del rapporto benefici-rischi delle misure ipotizzate.

Porre la scuola al centro della vita del Paese, delle sue scelte e dei suoi investimenti.

Sviluppare nell’istruzione l’approccio alunno-insegnante per dar vita a una scuola che sia in grado di attivare anche nuove forme di insegnamento, da cui tutte le bambine ed i bambini possano trarre giovamento.

Pertanto, va ripensato il ruolo e la funzione dell’insegnamento e delle attività scolastiche, all’occorrenza legate anche alla digitalizzazione.

Ciò non per sostituire, ma per integrare la didattica in presenza, propria dell’insegnamento tradizionale, con un adeguato supporto formativo agli insegnanti e la predisposizione di strumenti, competenze e tecnologie affinché vi sia un accesso all’educazione digitale dove sia necessaria.

Si auspica che venga garantita alle famiglie e agli operatori scolastici adeguata informazione e partecipazione alle decisioni che li riguardano‘.

Purtroppo la digitalizzazione invece di essere considerata una necessità, una conditio sine qua non, è diventata terreno di scontro tra nativi digitali e immigrati digitali.

Atteso che senza protezione della salute non può esserci istruzione, alla luce di quanto espresso sinora, è opportuno che alle famiglie sia data la facoltà di scelta tra DaD e didattica in presenza per ogni ordine e grado scolastico fino a quando la situazione pandemica sarà realmente sotto controllo.

Non obbligo, ma semplice facoltà.

Che poi, se una parte di alunni scegliesse volontariamente la DaD, si libererebbe spazio per chi invece segue in presenza, con maggior sicurezza per tutti.

Siamo della modesta opinione che gli effetti derivanti dalla potenziale perdita di un familiare siano da considerare ben più rilevanti rispetto a eventuali ‘x’ mesi di non frequenza scolastica.

La socializzazione – che può essere sempre effettuata in piccoli gruppetti e all’aperto, non quindi necessariamente in classe, così come parti di programma o altro legato alla didattica in presenza – si può sempre recuperare, ma una vita umana, anche solo una, no.

Le fonti normative di riferimento per la didattica, DAD o DDI che dir si voglia, risiedono nel D.L. 22/2020 convertito in L. 6/06/2020 n. 41 art. 3 co. 3 che prevede: ‘l’assicurazione delle prestazioni didattiche nella modalità a distanza attraverso strumenti informatici o tecnologici a disposizione, così integrando l’obbligo già previsto per i Dirigenti Scolastici dal D.P.C.M. del 4/03/2020 (art.1 co. 1 lett g) di attivare la didattica a distanza attraverso l’opportuna organizzazione di strumenti e tecnologie‘.

Altresì, citiamo il D.M. n. 89 del 7/08/2020 che ha fissato le linee guida nazionali per la redazione di Piani Scolastici che, a prescindere dal grado di istruzione, i Dirigenti medesimi hanno l’obbligo di attivare, per organizzare un lavoro basato su una didattica mista, in presenza e a distanza, secondo un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e attività asincrone.

Ne consegue che i Dirigenti scolastici, in un’ottica di tutela della salute pubblica, e in particolare della salute dei minori e delle loro famiglie, sono chiamati a garantire la fruibilità di modalità compatibili con l’emergenza epidemiologica.

Riteniamo che la nostra richiesta di libera scelta tra didattica in presenza e didattica a distanza rappresenta allo stato la soluzione più valida e cauta, considerato il rischio epidemiologico, riuscendo a salvaguardare il diritto alla salute (sancito all’art. 32 della Costituzione Italiana) dei nostri figli e delle nostre famiglie, e altresì assicura la continuità didattica in condizioni di sicurezza a tutti gli alunni i cui genitori ne facciano richiesta.

Si, perché il timore del contagio da covid 19 non può essere ignorato, né possono essere ignorati i sottaciuti dati dei contagi in tutte le scuole d’Italia, oramai venuti a luce e sotto gli occhi di tutti noi.

Ciò che è accaduto nella scuola primaria del nostro Comune ci deve far riflettere: la scuola non è untrice ma è una via di contagio.

Nonostante siano state messe in atto e rispettate tutte le norme di sicurezza previste dal D.P.C.M., i contagi ci sono stati.

Tanti contagi. Ed hanno riguardato alunni e docenti.

E un altro dato, a nostro parere rilevante, sono i tempi.

Il contagio avvenuto tra le mura dell’edificio scolastico si è palesato oltre i 10 giorni dalla chiusura della scuola e, purtroppo, ancora qualcuno tra i contagiati non si è negativizzato.

Quindi, dopo le festività, quandanche, ci auguriamo, sia prevalso il buon senso, come possiamo noi genitori riportare i bambini a scuola?

E la voce dei genitori che come noi invocano il diritto di poter evitare che il covid 19 entri nelle loro vite e nelle loro famiglie, cambiandone i progetti futuri, non può essere soffocata, né tantomeno giudicata e minimizzata da gruppi contrapposti di genitori che invocano l’apertura delle scuole a tutti i costi e per tutti.

Lungi da noi chiedere di imporre la didattica a distanza anche ai genitori dichiaratamente favorevoli alla riapertura delle scuole nonostante l’epidemia, ma chiediamo che il rischio di contagio da covid in ambito scolastico dipenda dalle nostre scelte consapevoli, senza essere costretti a barattare la salute con l’istruzione.

Il ricorso alla modalità della didattica digitale integrata in forma mista, nel particolare momento storico in cui versiamo, riuscirebbe a contemperare il fondamentale diritto alla salute di alunni e genitori con il diritto all’istruzione scolastica, nel pieno rispetto del principio di eguaglianza.

Chiediamo anche, in attesa della concessione di DDI (Didattica Digitale Integrata) da parte delle autorità scolastiche, che le eventuali assenze dei nostri figli, dettate esclusivamente dalle rispettabili motivazioni innanzi esposte, risultino assenze giustificate.

Confidiamo in un intervento delle istituzioni tutte”.