Dopo il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, che permette alla Sogin la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), anche in Basilicata si va verso il deposito dei rifiuti radioattivi.
Il deposito permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.
La Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
Sette le Regioni potenzialmente idonee.
Alla nostra si aggiungono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Ecco la lista dei comuni potenzialmente candidati in Basilicata:
- Genzano di Lucania (PZ);
- Matera;
- Irsina (MT);
- Acerenza (PZ);
- Oppido Lucano (PZ);
- Bernalda (MT);
- Montescaglioso (MT);
- Montalbano Jonico (MT).
Come riporta Tgcom 24, i documenti pubblicati da Sogin sono frutto di:
“un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo.
Le aree interessate dalla Cnapi sono il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’Isin (Ispettorato per la sicurezza nazionale e la radioprotezione), che ha permesso di scartare le aree che non soddisfacevano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente.
Ai criteri di esclusione sono seguiti quelli di approfondimento, attraverso indagini e valutazioni specifiche sulle aree risultate non escluse”.
Con il via libera alla Carta, parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei quattro mesi successivi il seminario nazionale
Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere.
In base alle osservazioni e alla discussione nel SeminarionNazionale – viene rilevato – Sogin aggiornerà la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del ministero dello Sviluppo economico, dell’ente di controllo Isi, del ministero dell’Ambiente, e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
In base a questi pareri, il ministero dello Sviluppo economico convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee.
La Cnai sarà il risultato dell’aggiornamento della Cnapi sulla base dei contributi emersi durante la consultazione pubblica sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni.
Investimento da 900 milioni e migliaia di posti di lavoro
Per la costruzione del deposito nucleare nazionale si stima un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro che genererà oltre 4mila posti di lavoro all’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2mila fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). Durante la fase di esercizio, invece, l’occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa mille unità.
Come è fatto il deposito
Il deposito nazionale e il Parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà ‘una struttura a matrioska’; all’interno ci saranno ’90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle’, in cui ‘verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi gia’ condizionati.
In totale saranno ‘circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività’ a essere ospitati”.