Nel 2020, con ben 2.353.932 voti, gli italiani hanno voluto dimostrare il loro amore per il patrimonio culturale e ambientale italiano: il miglior risultato di sempre per il censimento del FAI.
Una partecipazione sorprendente che nell’anno del dramma del Covid-19 si carica di significato e racconta di un’Italia coesa, vitale e fiera delle proprie bellezze, che guarda al futuro con speranza, nonostante tutto.
La classifica vede:
- al 1° posto la Ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza;
- al 2° posto il Castello e Parco di Sammezzano a Reggello (FI);
- al 3° posto il Castello di Brescia;
- al 4° posto la Via delle Collegiate a Modica (RG);
- al 5° posto l’Ospedale e la Chiesa di Ignazio Gardella ad Alessandria.
Tra i primi classificati, anche cinque luoghi in BASILICATA:
- Tempio di Hera, già “Cattedra di Pitagora, in Megale Hellas, Bernalda (MT) – 27° posto in classifica nazionale;
- Monastero di Sant’Ippolito – Monticchio, Atella (PZ) – 82° posto in classifica nazionale;
- Chiesa di Santa Maria del Soccorso, Muro Lucano (PZ) – 115° posto in classifica nazionale;
- Città di Matera – 174° posto in classifica nazionale;
- Antica Filanda De Rosa, Laurenzana (PZ) – 174° posto in classifica nazionale.
Tempio di Hera, già “Cattedra” di Pitagora, in Megale Hellas, Metaponto (MT)
Il Tempio delle Tavole Palatine o Tempio di Hera è in buono stato di conservazione ed è aperto al pubblico.
Fu edificato nel VI sec. a.C. accanto al fiume Bradano, su ciò che rimaneva di un villaggio neolitico, a circa 3 km dall’antica città di Metaponto.
I suoi resti mostrano il piano di calpestio della cella (naos) dove solitamente era custodita la statua della divinità, dotata di uno spazio precluso ai fedeli e destinato agli officianti del culto per funzioni religiose (adyton) e di un vestibolo anteriore (pronao).
Le imponenti colonne superstiti sono ben 15, in calcare locale come il resto dell’edificio, ciascuna con 20 scanalature e capitelli di ordine dorico.
Restaurato nel 1961, era stato inizialmente attribuito al culto della dea Atena; successivamente sul frammento di un vaso venne rinvenuta una dedica votiva alla dea Hera.
Il tempio era anche chiamato “Scuola di Pitagora”, in memoria del grande filosofo che lì fondò la sua scuola.
Il bisogno di questo luogo, secondo il comitato “I pitagorici di Grecia e Magna Grecia” che si è mobilitato per la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore”, è quello di essere adeguatamente valorizzato.
Monastero di Sant’Ippolito – Monticchio, Atella (PZ)
Sull’istmo che separa i due laghi ai piedi del Monte Vulture si trovano i ruderi del Monastero di Sant’Ippolito. Datato sul finire del X secolo, il sito fu abitato da monaci benedettini insediatisi nell’area, che furono costretti ad abbandonarlo dopo il terremoto del 1456.
Nel 1963 vennero condotte le prime indagini in alcuni ambienti, in particolare presso la chiesa più antica, la cosiddetta trichora, ascrivibile al X-XI secolo d.C., nella chiesa con campanile attiva tra XII e XV secolo d.C. e nell’area del contemporaneo chiostro.
Le campagne di scavo sono proseguite fino al 2011, permettendo di ampliare le informazioni sulla storia del complesso.
Il comitato “Monticchio luogo del cuore – Sant’Ippolito” si è impegnato a raccogliere voti per il bene nella speranza che le ricerche proseguano e che i ruderi vengano valorizzati.
Il Monastero, che rientra nella classifica speciale Italia sopra i 600 metri, fa parte dell’area dei Laghi di Monticchio, giunti al 6° posto nazionale al censimento 2018 con 31.906 voti. In seguito a tale risultato e alla richiesta di contributo presentata dal Parco Regionale del Vulture, FAI e Intesa Sanpaolo hanno scelto di finanziare un intervento di valorizzazione dell’area, ancora in attesa della definizione di dettaglio.
Chiesa Santa Maria del Soccorso, Muro Lucano (PZ)
La chiesa, a tre navate, nasce dall’unificazione di tre cappelle seicentesche adiacenti, ma in origine indipendenti l’una dall’altra, ognuna con il proprio altare e il proprio ingresso.
È caratterizzata da pitture a tempera di soggetto religioso, naturalistico, architettonico e da un pregiatissimo altare in marmo policromo nel quale si colloca la statua lignea della Vergine.
Sulla volta spicca la rappresentazione barocca della Madonna del Soccorso che protegge un fanciullo e scaccia il maligno con un bastone, incorniciata da elementi decorativi, mentre sul catino absidale è raffigurato Dio Padre che dall’alto benedice i fedeli, circondato da schiere di angeli con strumenti musicali.
La cantoria lignea è invece decorata con scene di vita campestre, paesaggi, uccelli, fiori, stemmi, la rosa dei venti e i punti cardinali. I Luoghi del Cuore contribuiranno a far conoscere a più persone la Chiesa di Muro Lucano.
Città di Matera
Le prime testimonianze storiche, archeologiche e antropologiche di Matera, città dove è stata scritta un’intensa pagina di storia della civiltà, risalgono all’epoca preistorica e protostorica.
Il complesso dei Sassi con l’Altopiano Murgico è stato iscritto nel 1993 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, avendo anche costituito negli anni Cinquanta il polo di una tensione culturale e progettuale che vide in Matera una sede emblematica di sperimentazione urbanistica e in Adriano Olivetti (1901–1960), tra gli altri, un illuminato interprete.
A caratterizzare il territorio è la calcarenite, una roccia tenera e porosa, facilmente scavabile.
I Sassi e il Parco Archeologico e Storico Naturale delle Chiese Rupestri sono oggi un esempio straordinario di paesaggio culturale in cui l’opera della natura e dell’uomo appaiono armonicamente coniugate.
La città è votata alla decima edizione de “I Luoghi del Cuore” per la sua unicità e bellezza.
Antica Filanda De Rosa, Laurenzana (PZ)
L’industria della lana era pienamente attiva in Basilicata tra il 1870 e il 1950 e numerosi erano gli opifici come l’Antica filanda De Rosa, che si è ben conservata grazie all’amore e all’attenzione dei suoi proprietari.
Ubicata nel Comune di Laurenzana si trova adiacente la piazza a sud del paese denominata Largo Fiera, luogo designato agli scambi commerciali fin dall’antichità.
Fu concepita con diversi magazzini e locali disposti intorno al nucleo produttivo, rimasto inalterato con i suoi macchinari e le sue attrezzature; è dotata di soffitto con travi in legno di castagno e pavimentazioni con grandi pietre squadrate dette “chianche”.
Di proprietà della famiglia De Rosa che la fondò agli inizi del Novecento, funzionò a pieno regime oltre la soglia degli anni ’80 del XX secolo.
L’ultimo proprietario, Rocco De Rosa, in maniera lungimirante, continuò a mantenerla attiva per impedirne il degrado.
Oggi i macchinari dismessi sono potenzialmente funzionanti e tramandano la memoria di un luogo e di una tradizione fondamentali nella storia dell’industria tessile lucana.
Di seguito la classifica.