Ecco la sollecitazione che Antonio Sorrentino rivolge in primo luogo al Presidente Bardi e all’Assessore alla Salute Leone a nome di Federmoda-Confcommercio:
“Al punto in cui è arrivata la diffusione del Covid in Basilicata che si ripercuote in maniera devastante soprattutto sulle attività commerciali e sulle piccole imprese è necessario prevenire per tempo l’eventualità, che sarebbe catastrofica per le nostre imprese, di protrarre ulteriormente la zona rossa generalizzata: si tratta di introdurre l’individuazione, come già accade in altre regioni, di micro zone rosse.
Se è proprio l’Istituto Superiore della Sanità, parte integrante della cabina di regia del Ministero alla Salute a proporre ‘interventi locali’ per i provvedimenti restrittivi e come mi pare riconosca, purtroppo solo oggi, il responsabile della task force della nostra Regione questa è la strada da seguire e che, in verità, se si fosse già seguita, ci avrebbe evitato la zona rossa generalizzata.
Noi per primi mettiamo la salute al primo posto e quindi nei comuni, davvero pochissimi in Basilicata, che registrano un RT alto si applichino pure le restrizioni della zona rossa senza penalizzare tutti gli altri, vale a dire almeno 120 su 131.
Il nostro sforzo è quello di salvare dal fallimento il numero maggiore di imprese commerciali che specie nei settori abbigliamento e calzature sono fortemente penalizzate in quanto esposte per l’acquisto, avvenuto da alcuni mesi, di abbigliamento e calzature per le stagioni primavera-estate che le aziende e i gruppi produttori già adesso chiedono di onorare.
Confcommercio rinnova la richiesta di sostegni economici efficaci e veloci per ogni giorno di chiusura da ‘parametrare’ agli incassi registrati in questo stesso periodo nel 2019 e non certo nel 2020 quando addirittura è avvenuto il primo lockdwon.
Condividiamo la posizione assunta dai sindaci che contestano la zona rossa ma alla contestazione e alla protesta fino a quando non sarà modificata la griglia di indicatori che determina la zona rossa devono seguire le proposte concrete in grado di scongiurare il rischio che troppe serrande non si alzino più e che i nostri borghi già minacciati dallo spopolamento non abbiano più negozi e servizi per i cittadini”.