Nel Marzo del 2016 il Centro Olio di Viggiano (PZ) fu sottoposto a sequestro, durato circa quattro mesi.
Furono accusatati 6 funzionari dell’Eni per smaltimento illecito di reflui petroliferi e sforamento delle emissioni in atmosfera.
L’accusa, in proposito, aveva portato in luce il fatto che l’acqua separata dal greggio estratto nell’impianto della Val d’Agri era stata classificata erroneamente come rifiuto non pericoloso, nonostante all’interno vi fossero sostanze tossiche e quindi da indicare con appositi codici non utilizzati.
Quei rifiuti erano stati smaltiti in impianti della Basilicata (Val Basento) e non, ritenuti non idonei.
La pm titolare dell’indagine, Laura Triassi, aveva chiesto complessivamente 112 anni di reclusione e oltre 2 milioni e mezzo di pena pecuniaria.
Il processo in primo grado si chiude oggi ed è stato il frutto di un’indagine coordinata dalla Procura di Potenza e condotta dal Noe dei Carabinieri.
La sentenza è stata letta nel pomeriggio dal presidente della sezione penale del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni, sentenza secondo cui la società Eni è stata condannata per i presunti atti commessi di smaltimento illecito di reflui petroliferi.
L’Eni scrive in una nota:
“Pur accogliendo favorevolmente la pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale di Potenza rispetto all’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico, al contempo non viene condiviso il riconoscimento di responsabilità per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti.
La compagnia rimane convinta che l’operato del Cova (il Centro Olio di Viggiano) e dei propri dipendenti sia stato svolto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al più presto appello”.