“Occorre mettere in campo una grande campagna di prevenzione contro gli infortuni e le morti sul lavoro, con una particolare attenzione al rispetto dei protocolli Covid.
In proposito è necessario dare il via quanto prima alla campagna di vaccinazione nei luoghi di lavoro”.
È quanto afferma in una nota il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa in occasione della Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro domani 28 aprile:
“Secondo l’ultimo rapporto Inail diffuso il 23 aprile, sono 817 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 in Basilicata tra gennaio 2020 e il 31 marzo 2021.
Rispetto alla data di rilevazione del 28 febbraio 2021, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 56 casi (+7,4%), di cui 31 avvenuti a marzo, 12 a febbraio e 5 a gennaio 2021, i restanti sono riconducibili a mesi precedenti.
L’incremento, superiore a quello nazionale pari al +5,6%, ha interessato entrambe le province.
L’analisi nella regione per mese dell’evento individua sempre novembre 2020 come il mese più critico per le denunce con il 34,6% degli 817 casi pervenuti dall’inizio dell’epidemia, seguito da dicembre e da gennaio 2021.
L’andamento regionale dei contagi denunciati è analogo a quello nazionale ma ne differisce per intensità: inferiore alla media italiana in occasione della prima ondata, superiore nella seconda.
L’unico decesso nel periodo osservato è avvenuto a dicembre scorso.
Tra i tecnici della salute l’84,0% sono infermieri, seguono fisioterapisti (4,7%), ostetriche (3,9%) e assistenti sanitari (3,1%); tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali:
- tutti operatori socio sanitari; tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari: ausiliari ospedalieri e portantini;
- tra i medici il 50% è composto da medici internisti, cardiologi, generici e geriatri;
- tra gli impiegati, soprattutto amministrativi;
- tra il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, ristoranti, prevale personale dedicato alle pulizie di camere e di ospedali-ambulatori;
- tra i conducenti, prevalgono quelli di autoambulanze.
In un tale scenario è evidente come la Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro non è solo una ricorrenza ma un’importante occasione per promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro.
Già la pandemia ha accentuato, rispetto alle tutele, le differenze nei luoghi di lavoro.
Lo si è visto nel confronto tra le aziende considerate essenziali e tutte le altre.
Lo si è visto nella riproposizione, drammaticamente reiterata nel nostro Paese, dello scambio tra salute e lavoro.
Nella pandemia interi settori dichiarati essenziali non avevano interesse a investire anche solo per dare le condizioni minime di sicurezza.
Anche qui la mancanza strutturale di risorse per i controlli, endemica nel nostro Paese, ha fatto sì che potessimo assistere, in pieno lockdown, a operai o addetti del commercio al proprio posto senza neanche i più essenziali dpi, le mascherine o il disinfettante per le mani.
Per non parlare del prezzo pagato dai lavoratori della sanità, come dimostrano anche i dati Inail.
Ecco perché i protocolli Covid devono diventare il mantra per la sicurezza.
C’è poi un vero e proprio “dramma” che va affrontato, quello delle morti sul lavoro.
Non è più accettabile che, nonostante nuove tecnologie e digitalizzazione, si debba morire lavorando come si moriva 50 anni fa.
Il fatto che il trend degli infortuni (327 nel primo trimestre 2021 in Basilicata, dati Inail) sia in calo, come del resto quelli in itinere, non deve trarre in inganno: è un dato che va letto alla luce dello stop di molte attività produttive e del massiccio ricorso allo smart working che di per sé ha limitato il rischio legato agli spostamenti in un territorio come il nostro che certo non brilla per le sue infrastrutture materiali.
Non è un caso, infatti, che subito dopo il primo lockdown all’apertura dei cantieri siano ripresi gli incidenti, a volte mortali”.