Il Presidente del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia della Regione Basilicata, Giovanni Vizziello, così commenta le risultanze dell’ultimo rapporto F.A.V.O. (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) sulla condizione dei malati oncologici:
“Se grazie all’evoluzione delle cure il cancro si sta trasformando sempre più in una malattia cronica, come confermato dalla circostanza che oggi in Italia più di 3,5 milioni di persone convivono con una pregressa diagnosi di cancro, è di fondamentale importanza rafforzare l’assistenza infermieristica ai malati oncologici, consentendo agli stessi di ricevere le cure al proprio domicilio o comunque in ambito territoriale, da parte degli infermieri, che sono in possesso di importantissime competenze, in grado di restituire le migliori condizioni di vita a quanti durante la loro vita sono incappati nel cancro.
Purtroppo dieci anni di blocco del turn over hanno determinato la perdita di moltissimi infermieri, con una carenza attuale stimata in 53 mila unità in Italia e in 512 unità in Basilicata, un deficit che le regioni italiane non hanno ancora colmato, con la nostra regione che non è riuscita ancora a cogliere le opportunità del Decreto Rilancio, che prevede la possibilità di assumere nel Paese quasi 10 mila infermieri di famiglia.
L’effetto di tali mancate assunzioni si è drammaticamente fatto sentire sull’assistenza domiciliare integrata (ADI), cioè sulle cure portate al domicilio del paziente, crollate in Basilicata, in media, di ben 14 ore per ogni singolo accesso negli ultimi dieci anni, un dato che la dice lunga sulle carenze fatte registrare dalla nostra regione sull’assistenza capillare sul territorio.
La malattia oncologica è caratterizzata da stadi diversi, ai quali corrispondono esigenze diverse del paziente ed è quindi naturale che la fase acuta sia trattata in Ospedale, attraverso prestazioni di elevata complessità, mentre la fase cronica sia curata al domicilio del malato oncologico da parte dell’infermiere di famiglia o di comunità che, di concerto con il medico di medicina generale e lo specialista, si occuperà delle prestazioni a bassa intensità assistenziale come la riabilitazione, il supporto nutrizionale, le cure sintomatiche e l’aderenza terapeutica.
È questo un esempio concreto di quel concetto di resilienza applicato ai sistemi sanitari, che consentirà risposte più appropriate ed efficaci alle necessità dei pazienti affetti da tumore”.