“Dal censimento permanente Istat 2021 emerge che l’età media dei lucani è di 45,7 anni contro i 45,2 dell’Italia.
Il confronto con i dati del censimento 2011 evidenzia un progressivo invecchiamento della popolazione, con ritmi superiori alla media nazionale.
Tutte le classi di età sotto i 50 anni vedono diminuire il proprio peso relativo rispetto al 2011″.
È quanto riporta un focus del centro studi della Cisl Basilicata “Pensiero Futuro” sulla condizione di salute degli anziani nella regione curato da Luana Franchini.
Si legge nel focus:
“Un recente rapporto l’Istat fotografa una regione sempre più vecchia, malata e depressa.
Il 23,9 per cento della popolazione ha più di 65 anni e tra questi il 50,3 per cento dichiara una malattia cronica grave contro una media italiana del 43,2 per cento e una condizione di pluri-patologie (almeno tre) per il 62,6 per centro dei lucani over 65 contro una media italiana del 52 per cento.
L’aspettativa di vita di un lucano rispetto ad un abitante del Nord è inferiore di un anno e tre mesi, indicatore riassuntivo ed emblematico delle disuguaglianze nella tutela della salute che si riscontrano in Italia e della diversa capacità delle regioni di assicurare ai propri cittadini cure corrispondenti alle loro esigenze di salute.
In attesa di comprendere come la pandemia avrà impattato su questo scenario già critico l’Istat certifica quello che denunciamo a gran voce da mesi senza che nulla cambi: moltissimi anziani (e non solo) stanno rinunciando a curarsi per le lunghissime liste d’attesa del servizio sanitario pubblico, per la difficoltà di usare gli strumenti che consentono l’accesso alle prenotazioni, per la difficoltà degli spostamenti nel raggiungere i luoghi di cura, per le carenze dei mezzi di trasporti, molte volte non adeguati negli orari, nella fruibilità e nel numero delle corse.
Sono ormai tanti i paesi che non hanno più neanche un medico di base, e anche la prescrizione di una ricetta diventa qualcosa di complicato, una corsa ad ostacoli.
Le persone anziane sono sempre più sole a causa della emigrazione dei loro figli, molti anziani vivono condizioni di vero e proprio abbandono e carenza di assistenza, talvolta sollevati dalle iniziative delle organizzazioni di volontariato, ma è necessaria una costante, vasta e capillare programmazione delle politiche pubbliche dei Comuni e degli ambiti socio-territoriali, che devono entrare tutti in piena funzionalità, per dare una risposta di sistema a bisogni che sono costanti, a causa di patologie croniche e degenerative”.
La ricetta della Cisl? Puntare sulla medicina territoriale che:
“non deve essere solo uno slogan ma una urgente e immediata risposta ad una necessità”.
Il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, spiega:
“Noi pensiamo, per esempio, ad un ruolo più attivo delle farmacie che sono il più capillare presidio sanitario sul territorio.
Perché non consentire alle farmacie di fornire assistenza per le prenotazioni delle visite specialistiche al CUP regionale e assicurare la prevenzione secondaria?
Quando parliamo di medicina territoriale intendiamo che bisogna portare la medicina, che significa cura, assistenza e prevenzione, in un territorio vasto, disperso e con grandi difficoltà di collegamento”.
Secondo il segretario della Cisl lucana:
“la sfida è superare la logica per cui gli ospedali sono l’unico e solo presidio di tutela della salute.
Non deve essere così: bisogna integrare il ruolo dell’ospedale con quello della medicina territoriale, costruire un vero sistema socio-sanitario valorizzando il contributo del terzo settore e delle reti sociali, in primis la famiglia”.