L’Unione Sindacale di Base di stabilimento è assolutamente contraria a questo esperimento forviante e innaturale messo in atto nello stabilimento lucano.
È inaccettabile l’idea tanto invasiva per cui un lavoratore pur di sopportare i carichi di una postazione evidentemente insostenibile debba indossare una sorta di robot.
Sono ormai anni che denunciamo e lottiamo contro postazioni al limite della resistenza fisica, postazioni che nel tempo hanno creato patologie importanti a coloro che le hanno dovute subire.
Oggi scopriamo che l’azienda anziché risolvere a monte il problema, ripristinando ritmi e postazioni idonee ad una sana vita lavorativa, ha deciso di avvalersi di supporti ancor più nocivi (sia fisicamente che psicologicamente ).
È veramente disarmante la politica aziendale mirata esclusivamente a risultati di produzione, disposta a trasformare persone in carne ossa e dignità in cyber-lavoratori .
Quanto più la tecnologia fa passi avanti tanto più l’uomo sarà obbligato dal sistema capitalistico ad adattarsi ad esso, forse è arrivato il momento di fermarsi e rimettere al centro della condizione sociale l’uomo e la sua dignità, facendo sì che le scoperte in questo campo servano a migliorare la qualità della vita e non a plasmare prototipi al servizio dei padroni.
Siamo sicuri che quanto sta accadendo in azienda non vada assolutamente sottovalutato, creare un precedente di questa natura potrebbe portare da qui a poco a nuove forme, ancora più invasive, di adattamento dell’uomo alle esigenze di produzione ( non ci stupiremmo se per risolvere problemi fisiologici che potrebbero rallentare il lavoro a qualcuno venga in mente qualche sorta di catetere permanente ).
Inoltre crediamo che tutti i sindacati e le RLS presenti in azienda debbano dare dei chiarimenti ai lavoratori rispetto al fatto che fino ad oggi non siano intervenuti a tutelare la salute e la dignità degli stessi.
L’ USB di stabilimento continuerà a denunciare tutte le iniziative aziendali che possano ledere i diritti e la dignità dei lavoratori della Fca di Melfi”.