Il gruppo politico “Matera Civica”, in un comunicato stampa, dichiara:
“Ferie finite, ma rimangono i dubbi sull’ennesimo incendio scoppiato nel triste teatro della discarica in contrada La Martella.
In previsione di analisi attendibili e definitive, secondo il movimento politico Matera Civica non si può certo dire che i residenti del borgo alcune emergenze non le avessero già intuite durante le manifestazioni del 2010, quando per giorni protestarono all’ingresso della discarica al fine d’impedire lo smaltimento dei rifiuti provenienti da Potenza.
Sapevano già tante cose, ma che andavano ovviamente certificate e non solamente “agitate”.
Poi, nel tempo, arrivarono le notizie ufficiali sulle procedure d’infrazione comunitaria e, quindi, il commissariamento per la gestione della intricata materia affidata a un tecnico indicato dalla Regione.
Un documento del massimo ente territoriale del 2 ottobre 2018 – delibera numero 1012, facilmente reperibile in rete – riassume in una dozzina di pagine il passato della discarica lasciando intuire bene il presente, a livello di volontà di bonificare.
Nel documento, tra le altre prese d’atto, figurano una serie di “criticità” denunciate il 3 settembre del 2018 dalla Regione Carabinieri Forestali Basilicata – Gruppo Matera, “a salvaguardia della pubblica incolumità”, si legge.
E’ riportato il numero di protocollo dell’atto, rintracciabile, e l’indirizzo degli enti – non ultimi il Comune, la Provincia, l’Asm e la Prefettura di Matera – ai quali fu inviata la relazione a valle degli accertamenti eseguiti sulla piattaforma per il trattamento e gestione dei rifiuti urbani” a La Martella.
Ecco il primo danno. “Si è accertato – si afferma nel documento – lo scarico con sistema stabile di collettamento che collega, senza soluzione di continuità. la piattaforma di trattamento e gestione dei rifiuti (ubicata al foglio di Mappa 48 P.lla 750 denominato TAS) con il corpo recettore in acque superficiali affluenti del Torrente Gravina Picciano Matera, in area vincolata paesaggisticamente ed idrogeologicamente, facente parte del Parco regionale e della Murgia Materana. Lo scarico di reflui ha cagionato un danno alle risorse ambientali e paesaggistiche protette”.
La relazione va avanti. “Le analisi relative allo scarico dei reflui dell’impianto di Discarica mostrano per i parametri Alluminio (1075 mg/l), BDS (173 mg/l O2). Ferro (1305 mg/l). Tensioattivi (2,02 mg/l), Solidi Sospesi (100 mg/l), Manganese (48,2 mg/l), COD (8820 mg/l), la non conformità della Tabella 3 (Scarico in acqua Superficiale) Parte 111 – allegato 5 del D.L.g.s. 152/2006.
Inoltre, i parametri Cromo totale (2,3 mg/l), Nichel (1,3 mg/l), Rame (0,26 mg/l), Piombo (0,26 mg7l) e Zinco (0,92 mg/l) mostrano la non conformità della Tabella 5 (sostanze per le quali non possono essere adottati limiti meno restrittivi di quelli indicati in Tabella 3 per lo scarico in acque superficiali), Parte III allegato 5 del D.L. g.s. 152/2006.
E ancora, “relativamente alle determinazioni analitiche eseguite sul campione in acque superficiali del canale adiacente la Discarica, seppure il laboratorio Arpab non abbia riportato limiti normativi in quanto non previsti, si rileva una concentrazione significativa degli analiti Alluminio, Ferro, BOD5, COD e Azoto, nel confronto con la citata Tabella 3 per lo scarico in acque superficiali”.
Oltre alla non conformità di alcuni parametri, spicca una previsione d’incendio, fin troppo prevedibile, con le conseguenze che tale evento avrebbe potuto comportare nelle condizioni verificate dalle indagini.
“Sul piano del III e IV settore furono abbancati balle di rifiuti oltre la capienza.
L’aumento volumetrico dei settori III e IV il cui progetto era approvato con D.G.R. n.1254 del 8 ottobre 2013 ed in cui era stato previsto l’aumento volumetrico di ulteriori 83.000 mc, di cui 53.000 di sovrabanchi già esistenti per ulteriori 30.000 mc, in linea con quanto previsto nel Piano regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGR) della Regione Basilicata, adottato con D.G.R. n.95 del 02/02/2016. Questa enorme quantità di rifiuti esposti nelle intemperie non ricoperti di terreno, rappresentano un pericolo attuale ed incombente d’incendio con conseguente eventuale dispersione in caso di evento, di diossine idonee a incidere gravemente sulla salute dei cittadini”.
Questo era già chiaro a settembre del 2018, quando nel mese successivo fu deciso il commissariamento della discarica.
Da allora ad oggi, se lo chiederà anche il meno esperto tra chi legge i sopracitati dati, i fenomeni esposti nella relazione di polizia giudiziaria, chissà, forse si saranno di colpo mitigati, oppure hanno continuato a esercitare la loro silente carica inquinante?
Non soltanto i dati legati all’ultimo incendio occorrerebbe conoscere, dunque, con dovizia di particolari, ma anche l’effetto sull’ambiente e sulla salute degli altri dati già da tempo noti.
Magari sarebbe utile comprendere anche da dove provengono le tonnellate di terreno utilizzate per spegnere l’incendio d’inizio mese, ovvero, se si tratta di terreno caratterizzato e quanto è costato il tombamento, immaginiamo definitivo, della III e IV vasca”.