Infuria la polemica negli ultimi giorni dopo un articolo scritto dal giornalista Camillo Langone.
Questo un breve estratto:
“Credo […] che Matera sia una vergogna ancora oggi.
Ovviamente per un motivo diverso: il turismo.
Che è ‘indifferente a tutti i valori’ (Ludwig Giesz) e dunque è nichilismo”.
“In risposta al signor Camillo Langone e alla vecchia ruggine Matera-Potenza” è giunta una lettera alla nostra Redazione di una concittadina lucana, medico scrittore A.M.S.I..
Ecco la lettera in versione integrale:
“Sono giorni che il suo ‘articolo’ scatena sui social e ovunque invettive e fiumi di rabbiose risposte.
L’ho letto per capire quanto ci fosse di legittimo nelle proteste dei Materani.
Lei scrive bene signor Langone e con dotte e ben azzeccate citazioni.
Peccato che lo scopo del suo scrivere, almeno in queste righe, non sia l’analisi dei fatti e della società o il dono di un’immagine poetica di uno stato d’animo o di un paesaggio, ma una mera critica senza scopo alla città di Matera.
Nel suo scritto trovo spunti di riflessione, ma la malagrazia del tono generale, il sarcasmo e il chiaro scopo di offendere, ne vanificano il senso.
Il deliberato attacco alla città, il coltivare antagonismi atavici e sciocche vecchie ruggini mai sopite, a chi giova?
Lei si vanta di essere figlio della cultura antica e contadina di Lucania come ne fosse l’unico detentore, dimenticando che le peculiarità culturali della nostra regione sono patrimonio di tutti, in gran parte condiviso nel sud, patrimonio da proteggere nelle rimembranze, custodi delle nostre radici che ci ammoniscono affinché non si ricada in oscurantismi atavici.
Anche io sgozzavo galline con le mie mani da piccola, era costume del tempo, e oggi il solo pensiero mi orripila.
Sono cresciuta, sono cambiata, ma non per questo mi sento meno Lucana, meno donna del Sud.
Gli antichi valori sono profondamente radicati in me, ma ciò non significa che devo rimanerci invischiata per sempre, fossilizzata in un mondo che non c’è più.
È vero, Matera era terra D’Otranto, non Lucania, ma ora lo è, da quasi 400 anni.
Sono forse passati invano questi 400 anni?
Non crede che questa discriminazione potrebbe un giorno, con indagini genetiche mirate, arrivare a suddividere il popolo Lucano in vari ceppi discendenti da osci, romani, normanni, spagnoli, greci e così via, e a mettere stellette sul passaporto in base al ceppo di origine, come accade oggi in Israele per ebrei e palestinesi, come è accaduto in Germania fra razza ariana ed ebraica, in Africa per tutsi e hutu e come accade ovunque qualcuno creda di essere migliore dell’altro?
Fomentare rancori e vecchie faide non aiuta né chi le fa né chi le subisce.
E nemmeno le risposte caustiche.
Meglio sarebbe, possibilmente con garbo e intelligenza, segnalare gli errori e spingere al cambiamento e, quando necessario, puntare il dito contro i primi responsabili del malcostume e della sottocultura.
Sì, Matera è diventata una città in cui soprattutto si mangia, come del resto accade in gran parte delle città turistiche.
Ma tutti ci auspichiamo che, con il tempo, si possa ricreare il clima di crescita culturale culminato negli eventi del 2019, interrotti purtroppo dal Covid.
Ma dobbiamo ammettere che la società odierna, a Matera e ovunque in occidente, ama sedersi nelle piazze e nei bar per uno spritz o nei ristoranti per lauti pranzi a costi esagerati.
Mi è capitato di recente in un locale di Matera di spendere venti euro, per otto, e dico otto sul serio, tortellini!
E 36 euro per poche costolette di agnello.
Cose da pazzi!
La vecchia figlia di contadini che è in me ha protestato vivamente.
Sono le storture di questa società globalizzata che dobbiamo combattere, la cultura che dà valore alle logiche del consumismo di massa e non si cura di custodire il bello e il giusto.
Matera è come ogni altra città, ma potrebbe fare molto per conservare bellezza e storia se solo riuscisse a trovare una sua dimensione in cui il turismo conviva con la cultura.
Matera ha un indiscutibile fascino, sotto molti punti di vista, e un potenziale enorme che è patrimonio materano ma anche potentino, Lucano e di tutto il sud.
Tornando al suo scritto è vero che Matera è stata vergogna d’Italia negli anni ’30, lo disse per primo Arcangelo Il Vento, ma intendeva dire che il biasimo andava all’Italia, che permetteva al sud, in particolare in tutto l’entroterra lucano, a Matera più che a Potenza, che la gente vivesse così miseramente in tuguri insalubri e in convivenza con gli animali.
Matera era solo il simbolo di una vergogna che apparteneva all’Italia tutta.
Quanto ai cavernicoli ha ragione, ce ne sono molti in giro che vivono ancorati al loro piccolo mondo ristretto, ma non dimentichi che intorno operano e lavorano tante persone rispettabili, di buoni e alti sentimenti e di cultura.
Dunque, se vuole, venga a Matera, incontri queste persone, faccia una passeggiata per le tante scale e scalette che introducono in mondi antichi e ricchi di fascino – qui troverà meno turisti- e poi scriva di questa Matera, faccia del buon giornalismo e critica costruttiva e metta da parte ciò che sembra il suo scopo nelle poche righe di cui si parla: fomentare la discordia sottolineando, come se i beceri graffiti sui muri non fossero sufficienti, l’antica rivalità fra Matera e Potenza.
In quel suo:
‘come mi piace essere figlio di antichi lucani e guardare Matera dall’alto in basso…’ oltre a manifestare apertamente competizione, acredine e vecchia muffa, lei offende un’intera città, la nostra Lucania e anche se stesso e la sua intelligenza.
E se vuole continuare a scrivere per offendere, rimanga pure appollaiato sulle falliche asperità potentine, dove il nobile volo dell’aquila insegue ben altre vette”.