Barilla si fa sempre di più made in Italy.
La motivazione di tale scelta risiede nella rinuncia all’acquisto di grano duro dal Canada, asserendo che i parametri qualitativi richiesti ancora più limitanti non siano pienamente rispettati.
L’azienda, infatti, da circa un anno, pretende il non utilizzo di glifosato prima del raccolto e, in aggiunta a ciò, la garanzia di abbassare i residui della sostanza erbicida ben al di sotto dei limiti stabiliti.
Il grano canadese è prodotto in maniera assolutamente legale e rispettando i requisiti richiesti dalla distribuzione sul mercato, tuttavia non asseconderebbe le esigenze ancora più severe della nota azienda italiana.
A render noto il cambiamento di rotta, Emilio Ferrari, direttore degli acquisti Barilla, il quale appena due settimane fa, a Toronto, ha confermato che non ci sono contratti da rispettare con i fornitori canadesi e né tantomeno la volontà di stipularne altri, nonostante la materia prima nordamericana abbia, a quanto pare, una qualità più che eccellente.
Sembra una buona notizia per il nostro paese e lo sviluppo di realtà prettamente agricole come la Basilicata, tuttavia per il colosso produttore di pasta non è abbastanza la sola fornitura italiana per soddisfare la richiesta degli acquirenti.
Pensate cambierà qualcosa per i lavoratori lucani?