Le piante tintorie sono state usate sin dall’antichità per creare tessuti meravigliosi.
Un’arte che rischia di finire nel dimenticatoio se non si dà nuova vita agli antichi saperi che, rivisitati e condivisi in modo adeguato, possono costituire una valida e sana occasione di sviluppo, di tutela e di salvaguardia del nostro territorio.
Conoscere le piante del territorio e i tessuti naturali e praticare dal vivo le tecniche di colorazione, aiuta la salvaguardia dell’ambiente e migliora la qualità della vita.
Il Progetto “Officina della tintoria naturale” della classe III B, caratterizza quest’anno il “Laboratorio di Studio del Territorio” presente nel modulo scuola a tempo prolungato e consiste nell’utilizzo di elementi vegetali (galle, foglie, fiori e radici) per sperimentare le tecniche di tintoria praticate nel passato nel nostro territorio:
“Le attività si svolgono in collaborazione con il Centro di Educazione Ambientale del Parco della Murgia, presso la Masseria Radogna.
Gli alunni sono accompagnati dagli insegnanti Silvia Palumbo e Saverio Tarasco e magistralmente guidati nelle attività dagli esperti Vanna Lascaro e Antonio Montemurro.
La tintura è un’operazione che avviene mediante l’infusione delle erbe tintorie che rilasciano le sostanze coloranti in grado di modificare le tonalità dei tessuti.
Diverse le piante, i fiori, le foglie, le radici, i frutti e addirittura le cortecce che possono essere utilizzate per la tintura.
Dalle foglie di ortica si ottiene il verde mentre la camomilla è perfetta per il giallo; per fare l’arancione si possono usare le scorze di melograno o delle arance, per il marrone il caffè, per il viola l’edera e così via.
I tessuti vengono poi immersi nelle infusioni portate a bollore.
Oltre ai tessuti è possibile tinteggiare il cuoio, il legno e le pelli.
La lana e la seta sono i due tessuti che più si prestano alle diverse colorazioni mentre il cotone richiede un trattamento particolare per far sì che si ottengano buoni risultati.
Per fissare il colore basterà invece immergere le stoffe già tinte in una soluzione composta da una parte di aceto bianco e da quattro parti di acqua.
Arrotolando i tessuti con lacci o stecchetti, è possibile ricavare delle bellissime fantasie, tutte uniche e irripetibili perché fatte a mano.
Il risultato della stoffa personalizzata non è prevedibile al cento per cento ed è sempre una sorpresa, come scartare un pacco regalo.
Per grandi e piccoli il divertimento è assicurato e l’apprendimento fatto sul campo (è il caso di dirlo) è sempre il più efficace, destinato a rimanere tra le esperienze più belle vissute a scuola”.
Ecco le foto che mostrano gli studenti all’opera.