Riceviamo e pubblichiamo il testo dell’intervento che Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo rivolgerà questa sera ai fedeli convocati nella Cattedrale di Matera alle ore 17:00 per l’apertura dell’anno pastorale della Diocesi di Matera-Irsina e l’inizio del cammino sinodale, in vista del Congresso Eucaristico Nazionale che si svolgerà a Matera il prossimo anno dal 22 al 25 settembre:
“Carissimi,
con il nuovo anno pastorale, su espressa volontà di Papa Francesco, la Chiesa italiana è stata invitata ad assumere lo stile del “cammino sinodale”, che ufficialmente si apre domani in tutte le Diocesi e parrocchie d’Italia. Domenica 10 ottobre il S. Padre ha aperto il processo sinodale che porterà alla celebrazione del Sinodo dei vescovi prevista nel 2023.
Al termine del Convegno ecclesiale della Chiesa Italiana, celebrato a Firenze nel 2015, Papa Francesco ci aveva sollecitato a percorrere la via sinodale dell’umanesimo cristiano, integrale, inclusivo, aperto a tutti, per far fronte alle nuove sfide del tempo. Invito che come Chiesa locale abbiamo accolto e che ci ha visti impegnati per tre anni passando anche attraverso la grossa sfida della pandemia.
Tuttavia, come Chiesa di Matera-Irsina, in comunione con quanto la Chiesa ci indica, diamo inizio ufficialmente al “cammino sinodale” che arriva provvidenzialmente proprio al termine della celebrazione del nostro Sinodo Diocesano. Ma per noi c’è di più. Saremo infatti impegnati ad andare verso il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà nella nostra città di Matera dal 22 al 25 settembre 2022.
La lettera pastorale che vi è stata consegnata è un primo aiuto concreto a capire e leggere come questi tre momenti s’intrecciano tra di loro e come arrivare a celebrare il Congresso: “Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
La narrazione della Pentecoste, che abbiamo ascoltato negli Atti degli Apostoli, è un evento che si compie in pochissimo tempo: quanti erano riuniti nel cenacolo, per la potenza dello Spirito Santo, ritrovano improvvisamente forza, coraggio, soprattutto entusiasmo nell’uscire e parlare con la gente. L’evangelista Luca ci fa capire come il tempo sia “riempito” dalla realizzazione delle promesse di Dio, che ancora oggi continua a portare avanti il suo piano di salvezza.
Quest’evento, in quanto manifestazione dello Spirito Santo, ci dice che il tempo dello Spirito è il tempo di Dio e non dell’uomo. Se dipendesse dall’uomo, egli continuerebbe a rimanere chiuso nelle sue paure, tra quattro mura. E’ un evento che scende dall’alto, dal Cielo e, come un vento impetuoso, irrompe nel cuore dell’uomo che gli fa spazio per accoglierlo.
Così come lo Spirito Santo è entrato in azione nella prima comunità cristiana a Gerusalemme, altrettanto vuole fare stasera con ognuno di noi e in ognuno di noi. Non più un’alleanza scritta sulla pietra ma sulla Parola che viene effusa nei cuori di tutti.
Inizio nuovo anno pastorale verso il Congresso Eucaristico Nazionale
L’anno pastorale, che stasera ufficialmente stiamo aprendo, deve essere letto soprattutto alla luce di questo lungo e difficile tempo della pandemia. Sono emersi alcuni aspetti di fragilità che ci interpellano seriamente e che hanno svelato l’attuale volto della Chiesa in generale e quindi anche quello della nostra particolare. Li sintetizzo in questi termini: l’Eucaristia, la carità, i percorsi di iniziazione cristiana.
- L’Eucaristia. Ritornare all’ascolto dello Spirito che anche oggi continua a suggerire e parlare: solo chi è capace di ascoltare ne avvertirà l’efficacia. Quando la Parola è pregata, meditata con continuità, si farà strada dentro di noi perché incanalata dallo Spirito Santo, per ritornare lievito, luce, sale. E’ la Parola che si fa carne, Eucaristia spezzata per tutta l’umanità. I limiti imposti dalla pandemia ci hanno rivelato la quasi totale assenza dei giovani dalle nostre assemblee ma anche degli adulti, ponendo l’età media di coloro che frequentano superiore a 50 anni.
Papa Francesco nel Discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2019, dopo avere ribadito quanto già disse a Firenze nel 2015, che cioè la nostra “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti ma è un cambiamento d’epoca”, ha aggiunto: “Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”.
Dobbiamo necessariamente metterci in ascolto della Parola di Dio. Quanto vi dicevo alcuni anni fa lo ripeto: “è davvero finito il tempo di suonare le campane. Ritorniamo a suonare i campanelli” per una Chiesa in uscita capace di entrare in dialogo con le famiglie, riportando l’annuncio della Parola, del Vangelo, della buona notizia, mostrando il volto di Gesù Cristo che ci rivela a sua volta quello del Padre misericordioso, invitandoci a invocare la potenza dello Spirito Santo per una nuova primavera nella Chiesa. Le modalità e i tempi dipendono da ogni diversa realtà e dalla capacità di saper leggere il proprio territorio.
Di certo gli Uffici preposti della Curia ci affiancheranno fornendoci sussidi e indicazioni concrete. A breve vi sarà dato un calendario con le diverse iniziative e momenti celebrativi e attuativi comuni a tutti.
Dall’ascolto della Parola si potrà tornare al gusto del pane, dell’Eucaristia, della misericordia, della riconciliazione. Il Congresso Eucaristico è una grande opportunità affinchè come Chiesa incominciamo a fare il cammino sinodale, esattamente dopo la celebrazione del Sinodo, partendo da quanto è stato messo per iscritto riguardante l’Eucaristia. Nel brano del vangelo che abbiamo ascoltato c’è scritto che Gesù, dopo aver spezzato il pane
- Ma egli sparì dalla loro vista. E’ interessante notare come l’evangelista sottolinei che Gesù non sparisce definitivamente, ma solo “dalla vista”. Questo significa che è sempre presente nella forma sacramentale (segno-sacro). I discepoli sono chiamati a fare un passaggio fondamentale: dalla vista al cuore; dall’esteriorità alla profondità E’ lo stesso cammino che siamo chiamati a fare oggi riscoprendo la centralità dell’Eucaristia.
- La carità. Come nel giorno di Pentecoste, anche oggi il linguaggio universale dell’amore è compreso da tutti, capace di creare un’umanità nuova che diventa l’anti-Babele e che nasce solo dall’azione dello Spirito.
Tale umanità può comunicare perchè la legge è posta nei cuori e diventa fonte di amore e libertà. In questo tempo di grande emergenza stiamo intervenendo non solo attraverso forme di assistenza nei confronti di bisogni primari ma anche promuovendo percorsi che aprano strade di solidarietà per aiutare ogni persona ad essere autonoma e ritrovare la propria dignità.
Anche in questo caso sarà necessario metterci seriamente in ascolto di quanti si trovano in situazioni di povertà materiale ma anche immateriale, spirituale, come fragilità familiari, precarietà del lavoro che contagia e scoraggia soprattutto i giovani.
Ogni povertà ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata da coloro che vogliono essere costruttori di un nuovo futuro, meglio ancora, per dirla con Papa Francesco, “artigiani di fraternità”. Dalla mensa Eucaristica a quella quotidiana che si celebra nei luoghi della ferialità spezzando il pane della condivisione.
- Partirono senza indugio (si alzarono) e fecero ritorno a Gerusalemme. I discepoli partecipano sacramentalmente e realmente alla risurrezione di Cristo. “Ritornare a Gerusalemme” significa ritornare alle sorgenti, alla comunità cristiana.
Sicuramente le forme di collaborazione e di condivisione anche con chi, fuori dalla Chiesa, opera e agisce per il bene comune e del territorio saranno una sfida da affrontare. Sono davvero tanti i germi di bene diffusi esternamente alla Chiesa. Gesù direbbe: “Chi non è contro di noi è per noi”.
- I percorsi di iniziazione cristiana. Non dimentichiamo mai che, come abbiamo ascoltato negli Atti, è sempre lo Spirito Santo che mette in movimento la Chiesa ad essere perennemente in missione. Noi, come quanti erano riuniti nel cenacolo di Gerusalemme, insieme alla Madonna, siamo riuniti in questo nuovo cenacolo, la Casa Madre di tutta l’Arcidiocesi di Matera-Irsina, per mettere insieme vita e annuncio, preghiera e impegno operativo, interiorizzazione e testimonianza.
Nel Messaggio della CEI ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali, per il cammino sinodale, viene detto:
“La vicenda della pandemia ha condensato nel cuore di tutti – specialmente delle persone colpite e di quelle impegnate in prima linea – tante emozioni negative e positive, domande di senso, ferite affettive e relazionali, esperienze dei doni offerti e ricevuti. Chi dovrebbe porsi in ascolto profondo, se non la Chiesa, che ha oltretutto un nome da dare a questa ricchezza: “frutto dello Spirito”?… San Paolo scrive infatti che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Dovunque maturi questo frutto, al di là delle distinzioni religiose, culturali e sociali, è all’opera lo Spirito. Gli strumenti sociologici sono certamente utili a definire percentuali, quantità e tendenze; ma sono gli strumenti spirituali a rilevare il “frutto dello Spirito”, che si manifesta nei credenti anche sotto forma di “senso della fede”.
Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato è stato considerato da sempre una catechesi battesimale, offerta ai cristiani da poco battezzati (neòfiti), durante il periodo della mistagogia (introduzione ai misteri). Se ci pensiamo bene ci viene rivelato il cammino di fede che ciascuno di noi è chiamato a percorrere in compagnia dello Spirito Santo.
- Lo stesso giorno: è il primo giorno della settimana; il giorno di Pasqua, giorno della risurrezione.
- Due discepoli erano in cammino da Gerusalemme (verso un villaggio di nome Emmaus).
- Conversavano di tutto ciò che era accaduto. Tanta delusione e scoraggiamento c’è nei loro cuori. Le loro speranze sono finite nel nulla; la tristezza e l’amarezza hanno preso il sopravvento. E’ la fine dei loro sogni.
Quante difficoltà a riprendere l’itinerario dell’iniziazione cristiana! Quante paure ancora da vincere! E’ il tempo in cui il coinvolgimento delle famiglie nel comunicare la fede diventa indispensabile. A meno che non vogliamo continuare ad essere contenitori che distribuiscono sacramenti su richiesta.
A mio modesto parere la sfida delle nostre tradizioni rilette e riproposte come catechesi potrebbero essere un canovaccio per aiutare le famiglie a riscoprire soprattutto il sacramento della maturità cristiana che è l’Eucaristia.
- Gesù si avvicina e cammina con loro: nei momenti di sconforto, di tristezza, di delusione Gesù si avvicina a te e comincia a camminare.
Sempre nel Messaggio della CEI si sottolinea: “Le nostre Chiese in Italia sono coinvolte nel cambiamento epocale; allora non bastano alcuni ritocchi marginali per mettersi in ascolto di ciò che, gemendo, lo Spirito dice alle Chiese. Siamo dentro le doglie del parto. È tempo di sottoporre con decisione al discernimento comunitario l’assetto della nostra pastorale, lasciando da parte le tentazioni conservative e restauratrici e, nello spirito della viva tradizione ecclesiale – tutt’altra cosa dagli allestimenti museali – affrontare con decisione il tema della “riforma”, cioè del recupero di una “forma” più evangelica; se la riforma è compito continuo della Chiesa”.
Il tema del Congresso Eucaristico Italiano è scaturito dalla lettura che ho presentato sulla preparazione del pane di Matera che ho ribattezzato Trinitario e Cristologico. Molto apprezzato, ha trovato il pieno consenso sia nella Commissione nazionale che nell’ultimo Consiglio permanente della CEI dove ho avuto il piacere di relazionare. Nella lettera pastorale al n° 3 (Matera città del “pane”: comunione e conversione ecologica), pp. 22-29 ne parlo ampiamente. E’ compito di tutti noi che ci dichiariamo credenti e frequentiamo assiduamente le nostre comunità parrocchiali anche attraverso itinerari di fede, aiutare a ricostruire l’umano che nella luce del Vangelo e in forza della redenzione operata da Cristo, fa parte della Chiesa. In parole povere: spetta a noi, se abbiamo trovato il tesoro nel Vangelo, mostrarlo concretamente.
Questo significa camminare insieme, vivere il Sinodo, guardare con fiducia e speranza verso il futuro.
- Lo riconobbero nello spezzare il pane. Sono i gesti dell’ultima cena che portano i discepoli a riconoscere il Maestro: i loro occhi si aprirono e lo riconobbero.
Consiglio Pastorale Diocesano
A conclusione del nostro Sinodo Diocesano ho dato ufficialmente l’annuncio che il primo momento per attuarlo sarebbe stato la costituzione del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano (CPD). Stasera sarà ufficialmente presentato: è composto da 31 membri. Di questi sei sono presbiteri (Vicario Generale, Vicario per la Pastorale, Direttore dell’Ufficio Catechistico e Liturgico, Segretario del Consiglio Presbiterale, un Religioso), un Diacono, una Religiosa e 23 laici rappresentativi dell’intero territorio. Da sottolineare una bella presenza di giovani.
Come ho scritto nella nomina che sarà consegnata a tutti, tra gli organismi ecclesiali nei quali si realizza la sacramentalità della Chiesa mediante la comunione, la partecipazione e la corresponsabilità dei pastori, dei religiosi e dei laici, occupa un posto privilegiato il Consiglio Pastorale. In esso l’intera comunità è rappresentata nell’unità della fede e nella varietà dei carismi, doni e ministeri, non per un semplice fatto di delega né per una mera istanza organizzativa, bensì per un esercizio organico di ecclesialità, che si compie attraverso la mediazione, il discernimento e la decisione.
Il CPD è l’organismo consultivo dell’Arcivescovo, espressivo di tutti i fedeli, chiamato ad offrire «conclusioni operative su quanto riguarda le attività pastorali della Diocesi» (can. 511).
Attese le circostanze ho ritenuto di portare alcune modifiche alla composizione del Consiglio, che così costituito resterà in carica dalla data del presente decreto al 31 ottobre 2026.
Sarà compito del CPD durante quest’anno, in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale, fare in modo che le comunità parrocchiali, in stretta collaborazione dei parroci, dei presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, vivano i diversi momenti che gli uffici indicheranno, lasciando ad ogni singola parrocchia la libertà di inserire altri appuntamenti significativi.
Concludo con le parole della CEI, tratte dalla lettera già menzionata: Non sappiamo dove ci condurrà questo cammino sinodale: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Sappiamo però quanto ci basta per partire: se ci lasceremo condurre umilmente dal Signore risorto, a poco a poco rinunceremo alle nostre singole vedute e rivendicazioni e convergeremo verso “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.
Affido il percorso sinodale, l’anno in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale, alla Madonna della Bruna invocando sulla nostra Chiesa di Matera la protezione dei santi Eustachio, Eufemia e Giovanni da Matera.
Buon cammino a tutti”.