Salvalarte è una storica campagna di Legambiente sui beni culturali, per comprendere il valore e conoscere la storia di tesori nascosti e poco noti, per denunciarne lo stato di degrado, per attivare risorse per il loro recupero e la loro fruizione, nella convinzione che rappresentano la carta vincente per creare nuove forme di occupazione durevoli e per costruire uno sviluppo economico solido e ambientalmente compatibile.
Salvalarte nasce proprio da questa consapevolezza e da questa sfida: trasformare il nostro patrimonio artistico da pesante eredità del passato a investimento per il futuro.
Per la campagna di Salvalarte 2021 il Circolo Legambiente di Matera concentra la sua attenzione su complesso monumentale del castello Tramontano per segnalare lo stato di abbandono, l’inaccessibilità pubblica e la necessità di dotarsi quanto prima di un progetto di valorizzazione e gestione del monumento nella consapevolezza che questo tipo di bene potrebbe offrire grandi opportunità nel contesto del parco ad esso adiacente:
“Tant’è vero che nelle intenzioni dei progettisti del Parco del Castello era già previsto un collegamento tra l’area a monte antistante il Castello e la parte a valle attraverso una passerella pedonale che penetrando la fortezza mettesse in relazione le due parti del parco, rendendo fruibile il castello.
Il Piano Quadro dei Sistemi culturali di Matera, adottato dal Comune nel 2005, riporta un immenso patrimonioche è possibile riscontrare e consultare nel sito del Catasto dei Beni Culturali (https://umap.geonue.com/en/map/catasto-beni-culturali-del-comune-di-matera).
Il rischio per manufatti di pregio e opere d’arte è rappresentato principalmente dagli alti livelli di inquinanti atmosferici, dallo stato di abbandono, dalla mancanza di tutela e di interventi di manutenzione programmata, dall’assenza di strategie di gestione del patrimonio diffuso sia in ambito urbano che extraurbano.
Tutto ciò rende il nostro patrimonio fatto di piccoli complessi monumentali altamente vulnerabili (chiese rupestri, frantoi, forni, circuiti d’acqua, fortificazioni,casini e giardini storici, siti archeologici, villaggi trincerati).
Sarebbe auspicabile che la città si dotasse di un sistema integrato e moderno di gestione e risolvesse l’anomalia della frammentazione del sistema come è possibile rilevare per il circuito urbano dei complessi rupestri.
La “scomposizione” iniziò nel 2009, quando alcune chiese restaurate con fondi pubblici, San Pietro Barisano, Santa Lucia alle Malve, Madonna dell’Idris e San Giovanni in Monterrone, furono riconsegnate alla Curia, proprietaria dei beni, per poi essere affidate ad una cooperativa per la gestione degli ingressi a pagamento.
Un’ulteriore passo di questa frammentazione è la vicenda che accompagna la gestione del complesso di San Nicola dei Greci.
Tra i tanti impegni assunti dalla fondazione Zetema per la concessione di palazzo Pomarici, sede del prestigioso MUSMA, vi era anche quello di garantire la fruizione del complesso di San Nicola dei Greci le cui modalità di accesso sarebbero state concordate con il Comune.
Le Chiese rupestri di Cappuccino Vecchio, Santa Barbara, Convicinio di Sant’Antonio, Santa Maria degli Armeni, restaurate, a distanza di anni non hanno ancora collaudato un modello unitario di gestione e fruizione pubblica.
Nelle ultime delibere adottate dalla passata amministrazione si continua a parlare di affidamenti “temporanei e sperimentali” “nelle more della predisposizione degli atti di gara”.
Questo giustifica il ricorso continuo a procedure di affidamento diretto di tali complessi con regole di accesso privi di un disegno unitario. Questo vale anche per la fruizione del Palombaro grande in piazza V. Veneto, in attesa della fine dei lavori che ormai durano da troppo tempo.
Santa Maria della Valle, detta anche La Vaglia, ripulita e consolidata momentaneamente, non è ancora accessibile al pubblico.
Intanto le infiltrazioni d’acqua continuano e lo stato di salute dell’intero complesso monumentale, nonostante i restauri effettuati, sono davvero critiche.
Spesso a peggiorare lo stato di salute di questi monumenti sono proprio gli interventi inappropriati di recupero come quelli realizzati a Murgia Timone che tanto hanno fatto discutere.
Una attenzione particolare meritano i cosiddetti casini o ville di campagna di proprietà pubblica che oramai fanno parte del paesaggio urbano:
- Casino Dragone (quartiere San Giacomo), completamente in abbandono, i fregi della facciata, la scala monumentale e il rosone sono quasi del tutto distrutti, un tetto è sfondato; si parla da tempo di un progetto per realizzare un centro di educazione ambientale finanziato con i compensi derivanti dall’installazione di pale eoliche.
- Casino Longo (quartiere Villa Longo), il quale necessita di restauro, destinato a centro di quartiere,risulta attualmente non disponibile.
Stessa attenzione deve essere rivolta ai cine-teatri di proprietà pubblica che ad oggi risultano chiusi:
- il teatro Duni rischia di perdere il finanziamento già disponibile, il Comune non ha ancora licenziato il bando di gara per l’affidamento dell’incarico professionale per il suo restauro (l’opera deve essere necessariamente completata, collaudata e aperta al pubblico entro il 31 dicembre 2023).
- Il teatro Quaroni nel borgo La Martella pare sia ancora cantierizzato e si prevede la fine dei lavori entro l’anno.
- Il cinema Kennedy, progetto approvato e finanziato, il cantiere non è mai partito, vi è la necessità di un’integrazione progettuale sulle strutture per migliorare la rispondenza agli eventi sismici.
Riteniamo necessario che la nuova amministrazione affronti questa situazione di stallo e si faccia carico di rilanciare il patrimonio culturale, storico artistico e architettonico della città evitando la massificazione turistica.
Segue la scheda progetto che il Comune di Matera candidò nel 2011/2012 all’interno del Programma Operativo 2007/2013 – FESR – Fondi Europei di Sviluppo Regionale (PISUS).
Restauro del Castello Tramontano interventi per la valorizzazione e la fruizione
Contributo POFER euro 401.340,00
Il progetto di intervento di recupero funzionale del Castello Tramontano a cura della Soprintendenza prevedeva il restauro/sistemazione del fossato e la realizzazione di un ponte di collegamento/attraversamento.
Nella stessa relazione di presentazione del progetto si affermava che il complesso monumentale potrà essere recuperato”compatibilmente con la capienza economica del finanziamento”.
Quest’ultima dichiarazione della Soprintendenza suscitava già allora non poche perplessità, si dichiarava in sostanza che il progetto molto probabilmente non potrà essere completato.
Lo stato di abbandono del monumento testimonia quanto sia sbagliato programmare interventi in questo modo che non fanno altro che rendere l’area un cantiere interminabile rimandando sine die la piena disponibilità e fruibilità del bene.
In un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 28/12/1973 si annunciava la restituzione del bene ai “materani” da parte della Soprintendenza dopo il restauro realizzato l’anno precedente.
Nell’articolo si annuncia che il complesso sarà “destinato a “lapidario” per la raccolta del copioso materiale consistente in capitelli, stemmi e iscrizioni attualmente conservati nel museo Ridola e non esposto al pubblico…
Sarà tuttavia necessario procedere al completamento delle opere di restauro del fossato…”.
A distanza di cinquant’anni siamo ancora qui ad aspettare che il castello sia nella disponibilità pubblica”.