“L’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa, ha ribadito alla Sogin il no convinto di tutta la Basilicata al progetto di localizzare il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi sul territorio lucano”.
Così il consigliere regionale Piergiorgio Quarto (FdI), il quale aggiunge:
“Molteplici le argomentazioni prospettate per motivare il chiaro rifiuto, infatti il deposito di scorie radioattive in questione non può essere ubicato in Basilicata per la sismicità del territorio, per i fenomeni di fagliazione che lo caratterizzano, per il rischio geomorfologico, per la presenza di produzioni agricole di qualità e tipicità, e per ultimo e non certo per importanza, per gli stessi impianti petroliferi sottoposti a gravi rischi in presenza di un deposito di portata nucleare.
Occorre inoltre evidenziare che il diniego non rappresenta affatto il risultato di posizioni egoistiche nei confronti delle esigenze del Paese, né un voler creare una contrapposizione aprioristica tra istituzioni, Stato e Regioni, ma soltanto il frutto di riflessioni accurate e meditate dalla chiara valenza tecnico-scientifica.
Tale posizione negativa divenuta espressione della volontà della Giunta regionale trova concreto ed unanime conforto in tutte le istituzioni locali cittadine, sintesi di riferimento della volontà della collettività lucana e di tutto l’associazionismo regionale.
Ripercorrendo la storia, occorre ricordare che nel 2003 l’intera Basilicata alzò la voce per la tutela della salute delle persone e dell’ambiente contro l’insana ipotesi di costruire a Scanzano jonico un sito nucleare.
Bisogna tutti insieme capire che oggi siamo l’ultima generazione veramente in grado di fare qualcosa per l’ambiente, dopo ci sarà solo il baratro.
Il paradosso se non proprio l’assurdo è che tra le 67 aree individuate ben 17 si trovano tra la Puglia e la Basilicata, un aspetto da non sottovalutare, che apre a considerazione che hanno poco di scelte razionali e molto di ipotesi surrealiste.
Si è consapevoli della necessità di mettere in sicurezza le scorie nucleari dei circa 20 depositi temporanei di materiale radioattivo conservati in uno stato precario presenti sul territorio nazionale, di cui l’80% dislocati nelle regioni settentrionali, ma dobbiamo essere convinti che il deposito unico non sia la giusta soluzione e che la decisione non può non essere presa valutando tutte le opzioni e affrontando la questione con tutti gli stati dell’Unione europea.
È senz’altro sbagliato introdurre il concetto di egoismo territoriale, occorre assumere tutti insieme impegni e responsabilità.
La costruzione del deposito nucleare in qualsiasi regione avvenga rappresenterà un’eredità senza testimoni, in quanto nessuno dei contemporanei più adulti vedrà mai l’opera completata, anche per questo la nostra responsabilità di politici è ancora più grande nei confronti dei giovani e delle generazioni che verranno.
La Basilicata ha dato e continua a dare in maniera sistematica tante risorse alla Stato, vedi le produzioni petrolifere, con i più grandi giacimenti petroliferi in Europa, ma non finisce qui, esportiamo verso altre regioni produzione idrica per oltre il 70% delle risorse regionali.
E poi tanto altro ancora: la Basilicata dà, ma purtroppo continua a non ricevere in termini di investimenti e di finanziamenti centrali e continua a patire la cronica mancanza di infrastrutture, strade e reti ferroviarie in primis.
Ecco perché occorre cambiare questa metodologia gestionale dalla valenza frammentaria e provvisoria, il tutto nel rispetto dei cittadini lucani e delle loro legittime aspettative”.